Roberto Saviano (foto LaPresse)

Cosa si sono detti Saviano e de Magistris sulla criminalità a Napoli

Redazione

Lo scrittore aveva accusato l'amministrazione comunale per gli scarsi risultati nella lotta alla camorra. Si "arricchisce sulla pelle della città", replica il sindaco

La vicenda della bambina ferita in una sparatoria a Napoli, e della sicurezza in città, ha dato il via a un lungo scambio di accuse oggi tra il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, e lo scrittore e giornalista Roberto Saviano. "Saviano si arricchisce sulla pelle della città", ha risposto il primo cittadino dopo le accuse rivolte dallo scrittore all'amministrazione comunale in un'intervista a Repubblica per gli scarsi risultati ottenuti nella lotta alla criminalità.

 

"Caro Saviano, vuoi vedere che sei nulla di più che un personaggio divenuto suscettibile di valutazione economica e commerciale? Un brand che tira se tira una certa narrazione. Vuoi vedere che Saviano è, alla fin fine, un grande produttore economico? Se Napoli e i napoletani cambiano la storia, la pseudo-storia di Saviano perde di valore economico. Vuoi vedere, caro Saviano, che ti stai costruendo un impero sulla pelle di Napoli e dei napoletani? Stai facendo ricchezza sulle nostre fatiche, sulle nostre sofferenze, sulle nostre lotte. Che tristezza". "Chi davvero, e non a chiacchiere, lotta contro mafie e corruzione viene dal Sistema fatto fuori professionalmente ed in alcuni casi anche fisicamente - aggiunge de Magistris - Caro Saviano tu sei un caso all'incontrario. Più racconti che la camorra è invincibile e che Napoli è senza speranza e più hai successo e acquisisci ricchezza. Caro Saviano ti devi rassegnare: Napoli è cambiata, fortissimo è l'orgoglio partenopeo. La voglia di riscatto contagia ormai quasi tutti. Caro Saviano non speculare più sulla nostra pelle".

 

"Sporcati le mani di fatica vera. Vieni qui, mischiati insieme a noi.  Ai tanti napoletani che ogni giorno lottano per cambiare, che soffrono, che sono minacciati, che muoiono, che sperano, che sorridono anche - prosegue - Caro Saviano, cerca il contatto umano, immergiti  tra la folla immensa, trova il gusto di sorridere, saggia le emozioni profonde di questa città. Saviano pensala come vuoi, le tue idee contrarie saranno sempre legittime e le racconteremo, ma per noi non sei il depositario della verità. Ma solo una voce come altre, nulla più. E credimi, preferisco di gran lunga le opinioni dei nostri concittadini che ogni giorno mi criticano anche, ma vivono e amano la nostra amata Napoli. Ciao Saviano, senza rancore, ma con infinita passione ed infinito amore per la città in cui ho scelto di vivere e lottare".

 

"Non voglio crederci - aggiunge - Voglio ancora pensare che, in fondo, non conosci Napoli, forse non l'hai mai conosciuta, mi sembra evidente che non la ami. La giudichi, la detesti tanto, ma davvero non la conosci. Un intellettuale vero ed onesto conosce, apprende, studia, prima di parlare e di scrivere. Ed allora, caro Saviano, vivila una volta per tutte Napoli, non avere paura. Abbi coraggio. Mescolati nei vicoli insieme alla gente, come cantava Pino Daniele. Nella mia vita mi sono ispirato al magistrato Paolo Borsellino al quale chiesero perché fosse rimasto a Palermo, ed egli pur sapendo di essere in pericolo rispose che Palermo non gli piaceva e per questo era rimasto, per cambiarla".

 

"Il sindaco De Magistris si rivolge a me in un lungo post su Facebook, ma come sempre non dice nulla sul merito delle questioni, è per questo che è un populista, definizione politica nella quale credo che tutto sommato si riconosca". Lo scrittore Roberto Saviano, anche lui su Facebook, ribatte così al sindaco di Napoli, che lo ha attaccato con durezza definendolo uno speculatore che fa soldi sulla camorra. Saviano ricorda la bambina ferita il 4 gennaio in una sparatoria e commenta: "Il sindaco è infastidito dalla realtà, a lui non interessa la realtà, a lui interessa l'idea, quell'idea falsa di una città in rinascita: il problema non sono le vittime innocenti del fuoco della camorra, il problema è che poi Saviano ne parlerà. Il contesto nel quale nascono e crescono le organizzazioni criminali, fatto di assenza delle regole e lassismo - continua Saviano - da quando lui è sindaco non solo non è mutato, ma ha preso una piega addirittura più grottesca: ora la camorra in città è minorenne e il disagio si è esteso alle fasce anagraficamente più deboli. Ma di tutto ciò lui non ama parlare e detesta che lo facciano altri: pare che la città sia ridotta al salotto di casa sua, a polvere da nascondere sotto al divano". 

 

Saviano invita a pensare "alla superficialità (per non dire al fastidio) con cui il sindaco parla di periferie annegate nel degrado: al sindaco fa schifo Soccavo, fa schifo Pianura, si vergogna del rione Conocal, se ne frega del rione Traiano. Il sindaco è del Vomero, gli piacciono le cose ordinate, pulite. E così succede che sulla gestione del patrimonio immobiliare comunale, nelle periferie controllate dalla camorra, difficilmente spenda una parola, nonostante inchieste giornalistiche serissime inchiodino l'amministrazione comunale a responsabilità enormi".

 

"E chissà che su questa, come su altre vicende - continua lo scrittore - anche la Procura della Repubblica prima o poi non intervenga. Ma che importa, dirà il sindaco: la realtà di Napoli sono le strade affollate e non i killer pronti a sparare nel mucchio, magari per un regolamento di conti, per poche centinaia di euro. E il problema non sono i killer, per carità, ma Saviano che poi ne parlerà". Lo scrittore ribadisce che continuerà a scrivere su Napoli: "Distoglierei lo sguardo da Napoli se le organizzazioni criminali smettessero di tenere sotto giogo l'intera città, che è tutta una periferia, tranne qualche quartiere collinare ricco dei reinvestimenti della camorra. Mi piace meno - scrive Saviano - il commento sulla mia pericolosità, quello è da webete: de Magistris, lei è un ex magistrato, dovrebbe sapere che la scorta si dà per proteggere e non per mandare a morire. A Falcone, gente ingenua e priva di riferimenti, diceva che gli attentati se li organizzava da solo, almeno lei non ha detto che la situazione in cui vivo me la sono inventata io, è già qualcosa. Ma lei ha bisogno di me, ha bisogno di contrapporsi a qualcuno: lei ha bisogno delle contrapposizioni perché senza quelle dovrebbe affrontare la realtà dei tanti soprusi che la sua amministrazione tollera. Ma non è l'unico: quando criticavo Berlusconi ero da strozzare, con Renzi sono diventato un gufo, se parlo di infiltrazioni mafiose al Nord diffamo. Lei mi definisce uno 'zelluso' (traduzione italiana: calvo) anemozionale e la cosa, in fondo, mi fa anche un po' ridere. Quel che è certo, sindaco de Magistris, è che - conclude Saviano - quando le mistificazioni della sua amministrazione verranno al pettine, a pugnalarla saranno i tanti lacchè, più o meno pagati, dei quali si circonda per mistificare la realtà, unico modo per evitare di affrontarla".

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