Carcere della Dozza a Bologna - foto LaPresse

Uno ogni tre giorni

Ennesimo suicidio in carcere, questa volta a Bologna (durante la visita del vescovo Zuppi)

Redazione

Una detenuta di 55 anni di origini slovacche ha inalato del gas: nella sua stanza trovato un biglietto d'addio. Si tratta del 29esimo caso di suicidio del 2024, a due giorni dal monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Nella giornata di ieri, 21 marzo, una donna di 55 anni di origini slovacche è morta nel carcere della Dozza, a Bologna, mentre era in corso una visita del cardinale e arcivescovo Matteo Maria Zuppi. Secondo quanto ricostruito dal segretario generale aggiunto del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria) Giovanni Battista Durante e dal segretario nazionale del sindacato Francesco Campobasso, la detenuta è morta inalando il gas della bomboletta che i carcerati utilizzano normalmente per cucinare e riscaldare cibi e bevande. Inizialmente si credeva che la donna avesse solo intenzione di procurarsi effetti allucinogeni, ma gli agenti che hanno rinvenuto la salma hanno poi trovato, nella sua cella, un messaggio di addio. Per questa ragione sembrerebbe confermato il suicido della detenuta. 

Quello di ieri a Bologna è il 29esimo suicidio in carcere dall'inizio dell'anno: "Un'altra vita spezzata che si unisce ai 28 suicidi che hanno investito le prigioni dall'inizio dell'anno: 25 fra i detenuti e 3 fra gli agenti", ha detto Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, il sindacato che per primo ha dato notizia dell'accaduto.

 

 

"Questo ennesimo suicidio avvenuto in un istituto penitenziario dimostra quanto sia urgente risolvere il problema della detenzione nelle carceri. Non possono rimanere inascoltate le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito inaccettabile la media di un suicidio ogni tre giorni nei penitenziari italiani", dice l'arcivescovo Zuppi riferendosi alle parole pronunciate dal capo dello stato appena due giorni fa. "Giustizia, assistenza sanitaria, rieducazione e umanità devono incontrarsi per restituire alla pena quella sua funzione di ricostruzione di una nuova vita, una funzione che pare essersi persa tra sovraffollamento e mancanza di speranza", ha specificato il presidente della Cei.
 

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