Dal backstage del Calendario Pirelli 2024 di Prince Gyasi, foto di Alessandro Scotti 

il racconto

Africa, re e regine per il calendario Pirelli "senza tempo"

Michele Masneri

A Londra sul set del Calendario Pirelli, cinquantesima edizione 

Londra. Tra principi e re, regine vere e finti sovrani, lo shooting del calendario Pirelli cinquantesima edizione avviene in una giornata fresca di giugno in una Londra stranamente calda, in cui da poco si son svolte le cerimonie per l'incoronazione di Re Carlo. C’è Naomi Cambell, c’è Amanda Gorman, già poetessa in cappottino giallo Prada alle elezioni bideniane, scrittrice bestseller meglio del generale Vannacci e più elegante, c’è Idris Elba, da non confondere col compianto commentatore sportivo bresciano recentemente perito.

Idris Elba, foto di Alessandro Scotti/Calendario Pirelli 


  

Questo Idris già uomo più sexy duemila qualcosa (tutti nel Calendario Pirelli hanno un primato, prima donna, primo nero, prima donna nera…) si agita su una specie di molo tra i fossi levatoi portando delle valigette in colori caramellosi.  C’è Tiwa Savage, cantante nigeriana, una delle poche che ha “performato” alla incoronazione di Re Carlo.

Tiwa Savage, foto di Alessandro Scotti/Calendario Pirelli 


  

C’è soprattutto Prince Gyasi, artista ghanese fotografo, responsabile di questa edizione, che con calzari e orecchini dorati pare un antico guerriero o appunto un reale d’altri tempi e scatta tra gli studios di un vecchio magazzino a Camden. Al centro la “sua” Africa: "Continuerò a raccontare le storie dei ragazzi di Jamestown e del Ghana. Le persone devono conoscere la cultura e la nostra storia”, dice. E ancora: "Come artista visivo, penso che quello che devo fare sia ripresentare l'Africa al mondo, togliendo la negatività dalle immagini e mostrandone il lato positivo". Però lui abita soprattutto negli Stati Uniti. Nel 2022, la casa di moda Balmain l'ha scelto per reinterpretare la favola del “Piccolo Principe” però ambientata ad Accra. Il principino globale ha anche collaborato con Converse, Virgil Abloh e Apple, ed è il 40º fotografo a scattare il Calendario e uno dei più giovani sulle orme, tra gli altri, di Herb Ritts, Helmut Newton, Peter Beard, Mario Testino e Patrick Demarchelier.  Ha pure scattato già Naomi Campbell per la copertina di Madame Figaro nel 2021.

 

Naomi Campbell, foto di Alessandro Scotti/Calendario Pirelli 


 

Eccola, Naomi, ovviamente regale e principesca, arriva sul set, ineffabile, immersa nei suoi pensieri, il fotografo la costringe a tenere in mano un’enorme lancetta di un orologione fondente tra Cartier e Dalì – il tema di quest’anno è “timeless”, senza tempo, lei è comunque oltre che senza tempo pensierosa e atermica, fa caldissimo e tutti sudano nonostante i ventilatori giganti ma lei niente. Forse il segreto del successo sta nell’atermicità, lo si diceva già per Draghi. Sta per avere (lei, non Draghi) un secondo bebé, scopriremo poi, ma con surrogata, quindi non dà segni di pancione.  Starà pensando a un possibile arresto al prossimo tour nell’Italia timeless? Al Calendario per lei comunque è un ritorno, già partecipò infatti giovincella almeno una prima volta nel 1987 quando Terence Donovan volle solo modelli neri, già perché “The Cal”, dal manufatto omaggio per camionisti nato nel 1964 dalla consociata inglese Pirelli Uk è stato negli anni un sofisticato termometro del tempo che cambia.

Prima donna fotografa, primi modelli neri, primo tutto (non dev’essere facile ogni anno inventarsi un tema sempre più inclusivo ma anche esclusivo e globale e perbene e trasgressivo ma rassicurante per le masse). Il 1993 fu l’anno della storica campagna con Carl Lewis in tacco a spillo rosso, quello della “potenza è nulla senza controllo” (oggi ci sarebbero ampie proteste da parte di vari generali Vannacci globali), poi nel ’94 ecco le meglio supermodel schierate da Herb Ritts: Cindy Crawford, Helena Christensen, Kate Moss e Karen Alexander, e così via.  Sul set del calendario, oggi, mentre i cronisti famelici si aggirano in cerca di snack, quest’anno anche un momento cooking show con una chef nigeriana super cool che prepara piattini della tradizione, ma c’è poi anche il cuoco-influencer romanissimo Max Mariola che sforna gricia a tutta birra, il confronto è arduo, si rischiano appropriazioni culturali? Poi arriva anche Sua Maestà Otumfuo Osei Tutu II, che festeggia pure lui un anniversario, il suo 25esimo, da sovrano del regno immaginario di Ashanti. Eì il primo monarca a posare per The Cal, anche lui abbastanza impassibile (però una prossima edizione con re e regine in esilio oppure immaginari sarebbe un sogno: da Vittorio Emanuele fresco di documentario Netflix a Dimitri Kunz d’Asburgo Lorena, in fondo sarebbe un tema innovativo e inclusivo, in fondo anche loro son minoranze con una loro sensibilità).  

Otumfuo Osei Tutu II, foto di Alessandro Scotti/Calendario Pirelli 


 

 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).