Gli incendi si possono prevenire. Il caso Calabria

Agostino Miozzo

Droni e non solo: dal 2022 qualcosa è cambiato nella strategia di controllo, e i risultati si vedono. I limiti della legge anti piromani

Abbiamo tutti letto nei giorni passati le inquietanti notizie relative all’impatto sull’ambiente degli incendi che con regolare puntualità accompagnano i mesi estivi. Quest’anno i drammi più devastanti sono stati vissuti all’estero, alle Hawaii dove ci sono stati roghi che hanno distrutto non solo aree boscate ma intere città e provocato decine di vittime (il numero esatto non è ancora noto purtroppo). La splendida isola di Rodi è stata percorsa da violenti incendi che hanno distrutto centinaia di ettari di magnifici boschi e macchia mediterranea, e poi come sempre la Sicilia, la Sardegna e tante altre regioni del nostro bel paese. 


Con l’informazione sui fuochi, ricorrente è l’analisi circa la responsabilità di questi roghi e puntuale la condivisione del fatto che la quasi totalità degli incendi sia di origine dolosa o colposa. La natura non è di per sé incendiaria, purtroppo è sempre la mano dell’uomo responsabile della combustione e della distruzione. 


Nel nostro paese negli ultimi anni molte sono state le azioni compiute per arginare la devastante piaga degli incendi. Una delle più efficaci è stata senza dubbio la legge 353 del 2000 che impedisce per almeno 15 anni il riutilizzo delle aree percorse dai fuochi, un deterrente che in principio dovrebbe dissuadere l’incendiario da un esercizio che nel passato aveva avuto sempre successo: si bruciava un bel bosco per poi utilizzare l’area così pulita ad uso agricolo, per il pascolo dei propri animali o per realizzare nuove costruzioni. Teoricamente oggi questo non è più possibile anche se un limite enorme all’efficacia di questa legge deriva dalla difficoltà di molti enti locali di mappare precisamente le aree bruciate e quindi dare efficacia alla norma. 


Potremmo scrivere volumi per raccontare le strategie in uso degli incendiari, la loro specialità a generare gli incendi in modo che siano veloci e difficili da domare; alcune modalità sono decisamente raccapriccianti nel loro sadismo quando prevedono ad esempio l’uso di animali come propagatori del fuoco. I nostri forestali ben conoscono queste strategie e sanno identificare rapidamente i luoghi di innesco e descrivere con precisione le differenti modalità di attivazione. Purtroppo queste valutazioni avvengono sempre a posteriori, a fuoco già attecchito e a distruzioni avvenute.


Anche per questa tipologia di emergenze di protezione civile i vocaboli prevenzione e preparazione assumono un significato forte ma purtroppo ancora poco assimilato. 


Un esempio virtuoso quest’anno ci deriva da una delle regioni che in Italia ha avuto nel passato record ben poco invidiabili in tema di incendi boschivi: la Calabria. La tabella qui sotto presenta alcuni dati di confronto di un periodo della campagna antincendi tra il 2022 e quest’anno. La stagione non è ancora conclusa e dobbiamo essere prudenti nell’analisi dei risultati, ma è indubbio che qualcosa è cambiato nella strategia di controllo. 


Cosa ha fatto la differenza rispetto ad altre aree del nostro paese? Nel complesso una strategia regionale che ha attivato differenti risorse con intelligente capacità di concertazione e coordinamento. 


L’uso intensivo dei droni è stato un efficace strumento di osservazione e soprattutto deterrenza: quando sono stati identificati gli incendiari, le forze dell’ordine sono intervenute cogliendo, in alcuni casi, i soggetti in flagranza di reato. La giustizia ovviamente farà il suo corso e deciderà le opportune misure, ma di fatto quelle immagini, opportunamente e coraggiosamente rese note al pubblico dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, hanno fatto il giro della Calabria, dell’Italia e anche dell’Europa dato che hanno attirato l’attenzione di organi di stampa e di tecnici del settore di altri paesi europei che vivono ogni anno i nostri stessi problemi.


E’ però necessario sottolineare il fatto che i droni non sono la soluzione al problema, ma uno degli strumenti che aiutano a mitigare questa periodica emergenza. I droni sono solo tecnologia che deve essere accompagnata da uomini e donne che sappiano utilizzare quegli strumenti, facciano sorveglianza attiva, intervengano prontamente qualora l’incendio sia avvistato; e questo avviene grazie alla preparazione di squadre di volontari, allo stretto coordinamento con il corpo dei Vigili del fuoco e delle Forze dell’ordine, in particolare dei Carabinieri che presidiano la sala operativa regionale appositamente allestita. 


Ma anche questa ottima capacità di creare una squadra efficiente ed efficace non basta e deve essere accompagnata da percorsi di formazione permanente nei luoghi di lavoro, dall’assistenza agli agricoltori con progetti di aiuto e educazione alle più appropriate strategie per pulire le aree coltivate. Un discorso più complesso riguarda l’abbandono delle zone di montagna e della conseguente pulizia dei boschi che i nostri avi curavano con particolare attenzione.  
Meno complessa è invece la sollecitazione ai comuni affinché si preoccupino di pulire i bordi delle strade da erbe, arbusti e immondizia, perfetto carburante per l’origine di incendi di interfaccia in caso di siccità prolungata e di caldo accompagnato da venti di scirocco.  


E poi l’educazione nelle scuole per costruire nei nostri giovani una vera cultura di rispetto e tutela dell’ambiente. Non c’è miglior alleato per il protettore civile e per il Vigile del fuoco del ragazzo/a che urla al proprio padre di NON buttare il mozzicone di sigaretta acceso dalla macchina in corsa o che si preoccupa di monitorare il barbecue quando viene acceso in una zona limitrofa a una zona a rischio incendio. 


E’ quindi ben chiaro che le ricette per aver successo in tema di prevenzione e preparazione alle emergenze sono quasi sempre note, spesso non sono nemmeno così onerose e complicate, è certo che vogliono sempre una forte e coraggiosa volontà politica per essere messe in campo. In Calabria in questo caso ci stanno riuscendo; o quantomeno hanno dimostrato che si può fare!
 

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