A Trento, tra gli animalisti che manifestano per salvare l'orsa Gaia dall'iniezione letale

Il parterre è dei più vari: famigliole con i bambini, attivisti vegani con le magliette. La protesta è organizzata da sigle molto sinistrose, ma c'è anche chi dice: "A me piace la Brambilla!"

Jacopo Strapparava

Trento. "Per questa storia, ho pianto per due giorni", dice la signora Beatrice, 58 anni, operaia, arrivata in mattinata da Pisa. "L’ho scritto pure su Tik Tok: la civiltà di un paese si giudica da come tratta gli animali. Poi non meravigliamoci se ci ammazziamo tra di noi". Le esce spontanea la parlata toscana quando aggiunge: "Qui la gente deve apri’ il cervello!".

 

La storia che ha fatto piangere per due giorni la signora Beatrice – serve dirlo? – è quella di JJ4, alias Gaia, l’orsa che il 5 aprile ha sbranato Andrea Papi, da sei giorni rinchiusa in un recinto a Trento, appena fuori dalla città, nel centro faunistico del Casteller.

 

Il motivo che l’ha spinta a sobbarcarsi un viaggio in macchina di tre ore e mezza è che oggi, fuori da quello che loro chiamano "lager", "prigione", "cella", gli animalisti scendono in piazza per provare a salvarla.

  

Il parterre, come sempre in questi casi, è dei più vari. Famigliole con i bambini. Attivisti vegani con le magliette. Gente con i cani. Gente con i cartelli. Gente con peluche di orsi. Le più toste sono Francesca e Cinzia, 42 e 39 anni, arrivate da Brescia e dal Canton Ticino, che sulle guance si sono scritte "Orsi liberi", in rosso. La più originale è un’altra Francesca, 51 anni, consulente biologa, di Mantova, che regge un manifesto con scritto "Fugatti, mi vuoi sposare?" e la foto di una mantide religiosa.

  

Chi sono gli animalisti?

La manifestazione di oggiè organizzata da sigle molto sinistrose, il Collettivo Scobi e l’Assemblea antispecista, che nella lotta per gli animali vedono un proseguimento della lotta di classe con altri mezzi (tanto per dare un’idea: in cima a ogni intervento dicono "Buongiorno a tutti a tutte e a tuttu" e a un certo punto srotolano uno striscione con scritto "Antispecismo = Antifascismo"). Ma la galassia animalista è variegata. C’è un po’ di tutto. Signori che dicono: "A me piace la Brambilla!". Quelli dell’Oipa, che in pochi giorni su Change.org sono riusciti nell’impresa di raccogliere 300 mila firme per salvare Gaia. E persino alcuni trentini, venuti per testimoniare che non tutti, da queste parti, la pensano allo stesso modo.

 

Quanti sono gli animalisti?

"Tantissimi", dicono loro. "Siamo trecento! Quattrocento! Cinquecento!".

"Saranno al massimo duecentocinquanta…" borbottano, in un angolo, vecchi fotocronisti dei giornali locali, gente cui decenni di mestiere hanno conferito una certa dose di cinismo. "Questi sono molto pacifici", raccontano, con il fare esperto ci chi ne ha viste di tutti i colori. "Non come quando morì Daniza, anni fa, in Val Rendena. Lì sì, i toni erano accesi. Gli animalisti erano incazzatissimi. E i valligiani… ancora peggio! Erano scesi in piazza a insultarli…".

   

Dev’essere per memoria di quei giorni fatidici che la questura, ormai da sei giorni, ha militarizzato completamente queste campagne, altrimenti piuttosto sonnacchiose. Ovunque, notiamo uomini della Digos in borghese. Davanti al cancello del centro faunistico, una dozzina di uomini del reparto mobile, una camionetta della polizia e una della guardia di finanza.

    

Anche senza presidio, in realtà, l’orsa Gaia non la si sarebbe vista comunque. Il centro faunistico del Casteller è un’area verde molto ampia, il recinto dove lei è rinchiusa, da fuori, lo si può solo immaginare.

   

Gaia ha a disposizione poco più di duemila metri quadrati, un laghetto artificiale, un tratto di bosco e una tana di cemento. Una volta al giorno, le danno da mangiare un pasto di frutta e verdura.

  

Ma la sua detenzione, con buona pace dei collettivi anti-specisti, degli attivisti con le magliette e delle lacrime della signora Beatrice, finirà presto. I bene informati, qui a Trento, assicurano: l’ordinanza di abbattimento sarà applicata. La decisione del Tar – che per adesso l’ha congelata – appare più formale che sostanziale. E sembra proprio che l’11 maggio, una volta che la provincia e l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale avranno fornito tutti i documenti necessari, la condanna a morte diventerà operativa.

  

All’orsa Gaia verrà fatta l'eutanasia, stessa tecnica utilizzata per gli animali domestici e d’affezione. Un veterinario le somministrerà una soluzione di farmaci, lei non si sveglierà più. A meno di pericolo immediato per le persone, non ci saranno spari. La provincia ha voluto evitare soluzioni truculente. Gli esperti assicurano che non soffrirà.

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