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editoriali

Immigrazione: l'emergenza che non lo era

Redazione

Perché gestire il fenomeno sbarchi come se fosse un evento straordinario è inutile e dannoso

In un paese come l’Italia, che tratta un fenomeno strutturale come l’immigrazione alla stregua di un perenne evento straordinario, deliberare lo stato di emergenza per la gestione dei flussi è quantomeno coerente. Lo ha fatto notare ieri Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, con un tocco di amara ironia. E’ la seconda volta che un governo italiano invoca misure straordinarie per l’immigrazione. La prima fu con le Primavere arabe del 2011, quando si varò il piano Emergenza nord Africa (Ena), che avrebbe dovuto favorire l’equa redistribuzione dei migranti nel paese. Il piano mise una toppa nell’immediato ma si rivelò inadeguato  in termini di costi – elevati, quasi 600 milioni di euro spesi solamente per l’accoglienza fra gli ultimi due mesi del 2011 e tutto il 2012 – ma soprattutto in termini di trasparenza. Con l’Ena si favorirono i grandi centri di accoglienza a scapito dei più piccoli, che invece garantivano servizi più efficienti. La procedura di assegnazione delle strutture rimase segreta, senza coinvolgere gli enti locali e contribuendo ad alimentare quel “business dell’accoglienza” poi stigmatizzato dagli stessi governi che, a prescindere dal colore politico, negli anni l’hanno favorito con misure che guardavano più al breve che al lungo periodo.

 

Dal provvedimento di martedì spicca poi l’ammontare dei fondi stanziati: appena 5 milioni di euro per sei mesi, a cui se ne dovrebbero aggiungere altri con il tempo. Pochini, se gli obiettivi dichiarati sono tanto ambiziosi da promettere niente di meno che trovare “soluzioni di accoglienza in tempi brevi con adeguati standard”, “potenziando le attività di identificazione ed espulsione”. Il solito fumo negli occhi insomma, a fronte di un fenomeno inarrestabile (più 300 per cento di arrivi rispetto al 2022), che richiederebbe invece più condivisione degli oneri con l’Europa, un reale potenziamento dell’accoglienza e la creazione di canali di ingresso legali. Tutto l’opposto di come si sta muovendo il governo, che a Bruxelles resta isolato sul dossier migranti e in Parlamento discute di come eliminare la protezione speciale, creando altri irregolari. E’ l’emergenza, bellezza. 

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