Foto di Eio Desiderio, via Ansa  

Un resoconto a punti

Gli ultimi giorni di migrazioni in Italia. Gli sbarchi, i nuovi "pull factor" e le politiche securitarie

Redazione

Le dichiarazioni di Piantedosi, quelle del capo della polizia Gabrielli, i naufragi e i salvataggi. Un governo che ferma le navi umanitarie e lo scontro tra le ong e la Guarda costiera. È l'effetto di politiche poco lungimiranti

Sono giorni in cui le partenze dei migranti sono tante e continue e le rotte del Mediterraneo affollate. Gli sciami di imbarcazioni che hanno intensificato i flussi arrivano per lo più dalla Tunisia di Kais Saied: partono da Sfax e percorrono una rotta in cui nelle ultime ore ci sono stati almeno 3 naufragi. Con più di 3 mila arrivi l'hotspot di Lampedusa non riesce a reggere il ritmo per mancanza di personale e mezzi adeguati. Il disordine in mare, tra barchini autonomi, Guardia costiera e navi ong si traduce in un botta e risposta tra le autorità marittime italiane e gli equipaggi delle navi umanitarie. Il capo della polizia Franco Gabrielli, intervistato dall Stampa, vede un grande problema: le politiche spot prive di organizzazione che in nessun modo possono produrre effetti duraturi.

  

L'ultimo sbarco: 650 persone arrivate in autonomia stanotte

Da venerdì a oggi più di 3.300 persone sono sbarcate sulle coste italiane. Arrivate in tutti i modi: salvate dalle navi umanitarie, recuperate dalla Guardia costiera, o ancora arrivate in autonomia. L'ultimo sbarco è avvenuto stanotte: si tratta di 650 egiziani arrivati da soli a Roccella Jonica, in Calabria. Intanto l'hotspot di Lampedusa ha raggiunto il limite, ospitando più di 2.300 migranti. Proprio a contrada Imbriacola non ci sono più mezzi e personale per gestire i flussi di richiedenti asilo in arrivo. A mezzogiorno di venerdì erano già arrivate più di 800 persone. La nave Diciotti ha trasportato prima 180 persone e poi ne ha recuperate circa 600 da Cala Pisana in Sicilia per trasferirle altrove. La Geo Barents di Medici senza frontiere ha concluso ieri lo sbarco di 190 migranti nel porto di Bari. E altri 78 sono stati salvati da Life support di Emergency. 

 

Non sono mancati nemmeno i naufragi, almeno 3 avvenuti al largo della Tunisia, in cui sono morte sicuramente 29 persone. In tutto gli sbarchi sono stati 59 nelle ultime ore. Intanto, il cruscotto del ministero dell'Interno che tiene conto degli sbarchi e dell'accoglienza è fermo a giovedì 23 marzo.

  

Per la nave di Banksy è fermo amministrativo

La Louise Michel rischia di restare ormeggiata nel porto per venti giorni. Sarebbe la diretta conseguenza del nuovo decreto ong voluto dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: un fermo amministrativo per aver salvato troppo. Tre sono stati, secondo le autorità, i salvataggi in più che non sarebbero dovuti avvenire. La nave finanziata dall'artista britannico Banksy, velocissima a navigare e rapida ad arrivare sul posto, non ha rispettato l'ordine di dirigersi "senza ritardo" al porto di Trapani e avrebbe intralciato le attività della Guardia costiera. 

Dall'equipaggio protestano. Due imbarcazioni, dicono, sono state soccorse rispondendo ai mayday dell'agenzia europea Frontex. Il provvedimento - notificato domenica - è stato comunicato subito in via informale al comandate Beckert Reimar: alle 6 del mattino di venerdì, dopo che dalla nave erano scese a terra 178 persone.   

 

L'accusa della Guardia costiera: le chiamate delle ong "sovraccaricano" i centralini

L'ultimo comunicato della Guardia costiera è un atto d'accusa alle navi umanitarie. Si legge nella nota che "al delicato lavoro di coordinamento dei soccorsi si sovrapponevano le continue chiamate di mezzi aerei delle ong che hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione" dell'Imrcc (il centro di coordinamento nazionale). 

 
Un messaggio rivolto all'aereo dell'organizzazione non governativa umanitaria Sea Watch. È Seabird che avrebbe intasato i centralini "sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni". Ma, come dichiara il personale responsabile del velivolo, loro sono obbligati a riportare gli avvistamenti.

 

L'accusa di Ocean Viking: "La guardia costiera libica ci minaccia con armi da fuoco"

Nella risposta alla Guardia costiera italiana, Seabird specifica che l'obbligo di riportare gli avvistamenti si intensifica "in caso di palesi violazioni dei diritti umani". Il riferimento è in risposta all'ultima parte del comunicato della Guardia costiera italiana: "Allo stesso modo, l'episodio citato da ong Ocean Viking e riferito ai presunti spari della guardia costiera libica avvenuto in area Sar ricadente nella responsabilità di un altro centro di coordinamento nazionale, non veniva riportato al paese di bandiera come sarebbe previsto dalle norme sulla sicurezza della navigazione, bensì al centro di coordinamento italiano, in modo continuativo, finendo anche questo col sovraccaricare l'Imrcc in momenti particolarmente intensivi di soccorsi in atto".

 

L'episodio citato è avvenuto la mattina di sabato, quando l'equipaggio della Ocean Viking ha denunciato il comportamento della cosiddetta guardia costiera libica nei confronti della nave, dei salvati e del personale a bordo. "Questa mattina, l'equipaggio è stato minacciato con armi da fuoco dalla guardia costiera libica finanziata dall'Ue: Alarm Phone ha avvisato Ocean Viking della presenza di un gommone in pericolo in acque internazionali al largo della Libia. La nave pattuglia 656 si è avvicinata pericolosamente, minacciando l'equipaggio e sparando in aria", si legge nel tweet pubblicato dall'ong, che mostra anche il video. 

   

  

Per Piantedosi, è l'opinione pubblica il nuovo pull factor

Dopo l'intensa giornata di sbarchi di venerdì, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, è tornato a parlare di migranti. Sabato ha dichiarato che se le persone continuano ad arrivare sulle nostre coste è anche per "il fattore attrattivo dell'opinione pubblica". Secondo le parole del ministro, in Italia "l'intransigenza" nei confronti dei flussi migratori sarebbe troppo poco diffusa. Al contrario di altri paesi, dove "l'intansigenza è trasversale tra posizioni politiche diverse". 

   

Gabrielli: "Gli scafisti sono gli sfigati della filiera, i veri criminali sono i trafficanti"

Dal capo della polizia Franco Gabrielli arrivano parole critiche sull'approccio del governo Meloni nei confronti dei flussi migratori. Al quotidiano La Stampa Gabrielli parla di un "irrigidimento securitario che non aiuta". A cominciare dal decreto ong che limita l'azione in mare nelle navi, ma non solo. Anche le nuove misure contro gli scafisti sarebbero in qualche modo miopi: "Inutile prendersela con loro - Meloni ha detto che li sarebbe andata a cercare "in tutto il globo terracqueo", ndr -, sono gli sfigati della filiera: i veri criminali sono i trafficanti che fanno commercio di esseri umani". E, come dicevamo pochi giorni fa su queste pagine, il centro nevralgico dei traffici e dei ricatti che usano come arma i migranti si trova anche in paesi, come la Libia e l'Egitto, che finanziamo e con i quali si cerca il dialogo e la collaborazione.

"Si è passati dal buonismo al cattivismo senza una vera programmazione di politiche durature" afferma il capo della polizia. "Le misure sono sempre provvedimenti spot e qualsiasi sia il giudizio in merito è difficile che producano gli effetti sperati".