I santi e il santone, storia paranormale di Giorgio Bongiovanni

Luciano Capone

Il giornalista sensitivo è il guru dell’antimafia fanatica e con le stimmate. Parla con la Madonna, Gesù Cristo, l'extraterrestre Setun Shenar e soprattutto con i magistrati

"Buongiorno, io sono Giorgio Bongiovanni e ho incontrato personalmente Gesù Cristo, in carne e ossa”. Come ammette lui stesso, rischia di sembrare un disturbato mentale, ma in realtà non è affatto così. Perché c’è un sacco di gente seria e importante – quella che tra l’altro professionalmente si occupa di accertare i fatti, valutare le prove e stabilire l’attendibilità dei testimoni – che lo ritiene perfettamente lucido e affidabile. “Gesù Cristo l’ho visto di persona”,  dice il santone siciliano in un altro video rivolto ai fedeli, “Sono un testimone oculare, è una prova importantissima nei processi, lo dico perché di mestiere sono un giornalista antimafia”. E anche questo è vero. Non l’incontro fisico con il Messia, sul quale non possiamo sbilanciarci, ma il resto. Perché Giorgio Bongiovanni, questa specie di Sai Baba con l’inflessione di Antonio Ingroia, è il fondatore e direttore di Antimafia Duemila, un giornale molto seguito che – come si intuisce dal titolo – si occupa di criminalità organizzata, prevalentemente Cosa nostra, e che gode di grande considerazione da parte di alcuni tra i più importanti magistrati italiani. Che con lui hanno contatti intensi e costanti, quasi quanti lui ne ha con madonne, angeli ed extraterrestri. Come ricordava Massimo Bordin, l’allora pm Antonio Ingroia ebbe a definire Antimafia Duemila “l’organo ufficioso della Procura di Palermo”. Stiamo parlando, insomma, del medium di riferimento dell’antimafia più intransigente. Prova di questo accreditamento è la costante presenza di magistrati, non solo di Palermo, nei vari eventi organizzati negli anni da Bongiovanni. In particolare quelli per commemorare gli anniversari degli attentati contro Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. 

 

All’ultimo convegno per i 30 della strage di via D’Amelio, il 18 luglio scorso a Palermo, erano suoi ospiti i magistrati che hanno dedicato la loro attività alle più importanti inchieste storico-giudiziarie sui rapporti tra stato e mafia: Antonio Ingroia, pm della “Trattativa stato-mafia”, e Roberto Scarpinato, ex procuratore generale di Palermo autore dell’inchiesta sui massimi sistemi criminali da cui la Trattativa discende. Tutti sono impegnati nella ricerca dei veri mandanti esterni delle stragi di mafia, nella scoperta dei terzi e quarti livelli, dei poteri occulti che stanno dietro Cosa Nostra, delle relazioni con i servizi deviati, la massoneria deviata, la destra eversiva etc. E Antimafia Duemila è la punta mediatica di questa battaglia contro i poteri che vogliono ostacolare il lavoro di alcuni pochi valorosi magistrati. “È stata fatta una legge contro un magistrato su 10 mila” dice il medium Bongiovanni in quel convegno, riferendosi alla riforma del Csm che impedisce ai consiglieri uscenti di presentarsi alle elezioni. “Nel Csm c’è Nino Di Matteo – prosegue – che se volesse presentarsi alle elezioni l’anno prossimo non lo può fare. Andiamo sotto la Consulta a Roma e chiediamo di intervenire contro questo atto del ministro e del governo contro un magistrato! Non so se Di Matteo si vuole candidare, ma è una legge preventiva contro di lui!”. Per Bongiovanni si tratta di una manovra del “Potere” per impedire che un Di Matteo al governo scopra la verità sulle stragi e sull’agenda rossa di Borsellino, e dunque definisce l’esecutivo guidato da Mario Draghi come “il governo della Mafia-stato”.

 

Uno spettatore normale resta impressionato dal fanatismo delle affermazioni di Bongiovanni, ma uno spettatore più attento e conoscitore delle sue doti paranormali è colpito dalla forza con cui stringe il microfono e dal fatto che sia l’unico degli oratori in piedi. Perché Bongiovanni ha le stimmate alle mani, coperte sempre – almeno quando è attorniato da magistrati – da guanti bianchi in stile Padre Pio, e ha le stimmate anche ai piedi. Così dice lui. Dovrebbe avvertire un dolore terribile stando in piedi, ma l’indignazione per lo sgarro della ministra Cartabia nei confronti di Di Matteo fa superare pure questo. Le sue doti paranormali non si fermano qui. Il 1 agosto 2022, pochi giorni dopo il convegno in memoria del giudice Borsellino, il direttore di Antimafia Duemila ha fatto una rivelazione eccezionale per il futuro dell’umanità che i media mainstream hanno ignorato. “Gli extraterrestri hanno evitato la guerra nucleare parlando col presidente Putin. Hanno contattato Putin non per allearsi con lui ma per ammonirlo: ‘Stai attento a cosa fai perché poi altrimenti siamo costretti a intervenire’ – dice Bongiovanni ai suoi seguaci in un video su Facebook –. Mi può costare la vita lo so, ma ho avuto l’autorizzazione a dirlo”. Si tratta di una testimonianza de relato, direbbero i suoi amici magistrati, ma è pur sempre attendibile perché Bongiovanni oltre che con Gesù parla anche con gli alieni, in particolare con Setun Shenar, l’Essere di Luce che da decenni gli invia messaggi per l’umanità.

 

Infatti oltre che di incontri antimafia, Bongiovanni si occupa di incontri ravvicinati del terzo tipo attraverso la sua seconda, ma primaria in ordine cronologico, attività che è il portale della sua setta: “The Bongiovani Family – La voce degli extraterrestri” su cui vengono segnalati avvistamenti di Ufo e pubblicati messaggi degli alieni e intemerate antisemite: “Questo ciclo millenario di disubbidienza, castigo, ravvedimento e liberazione il popolo giudeo, per scelta propria, lo ha vissuto sino ad oggi”. Anche sugli Ufo e gli extraterrestri, assicura Bongiovanni, i governi nascondono la verità e pertanto il suo compito è consegnare agli uomini i messaggi che arrivano da altre galassie in vista della venuta degli alieni sulla terra. In questo senso, il guru stigmazizzato è una specie di emissario della Trattativa Stato-alieni. Come Baiardo sta a Giuseppe Graviano, Bongiovanni sta a Setun Shenar. Con la differenza che, al contrario di Cosa nostra, la Fratellanza cosmica vuole la pace universale.

 

Questo chiaroveggente, come dicevamo, gode di ampissima stima da parte dei più importanti magistrati – in attività e non – che si occupano o si sono occupati delle più delicate inchieste del paese. Lo scorso 23 maggio, in occasione del trentennale della strage di Capaci, alla presentazione di un documentario di questo giornalista paranormale c’erano Roberto Scarpinato, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo del processo “Ndrangheta stragista” (quello sul filone calabrese delle stragi e della Trattativa), il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli che indaga sui mandanti esterni delle stragi del ‘92-93 (e in particolare, da anni, su Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri), il consigliere del Csm Sebastiano Ardita e l’altro consigliere del Csm, nonché pm della Trattativa stato mafia, Nino Di Matteo. Soprattutto Di Matteo è legato alla creatura di Bongiovanni. Perché è il simbolo della battaglia contro i misteri statomafiosi e perché partecipa attivamente alle iniziative della rivista, ricambiato. Saverio Lodato, firma di punta del giornale di Bongiovanni, ha scritto un paio di libri con Di Matteo (“Il patto sporco”, riedizione del processo stato mafia raccontato in fieri, è l’ultimo). E la rivista del santone antimafia è un po’ la falange mediatica di Di Matteo, che colpisce duramente chiunque osi criticare il coraggioso magistrato. Recentemente su La7, durante il programma “Atlantide” di Andrea Purgatori, Lodato ha definito emblemi della “borghesia mafiosa” Giovanni Fiandaca e Salvatore Lupo, due autorità del diritto penale e della storia della mafia. La “mafiosità” dei due insigni professori è dovuta ai loro studi e scritti critici dell’impostazione del processo sulla Tattativa stato-mafia (osservazioni peraltro confermate dalle sentenze di assoluzione), visti come un attacco a Di Matteo e, di conseguenza, un sostegno alla mafia.

 

Gli attacchi non risparmiano neppure i familiari di Paolo Borsellino, come la figlia Fiammetta che in varie circostanze ha osato criticare Di Matteo per la vicenda del depistaggio a Caltanissetta del processo sulla strage di via D’Amelio. Bongiovanni ha scomunicato la figlia del giudice ucciso da Cosa nostra con articoli di fuoco: “Ciò che però desta sconcerto è il livore con cui Fiammetta Borsellino si accanisce nei confronti di quei magistrati che non hanno fatto altro che ricercare la verità sulla morte del padre”. E in un altro commento: “Ancora una volta, leggendo le dichiarazioni di Fiammetta Borsellino, dobbiamo constatare la presenza di un vero e proprio accanimento, con livore, nei confronti di un magistrato in particolare: il pm palermitano ed oggi consigliere togato al Csm Nino Di Matteo”. Bongiovanni a Antimafia Duemila hanno dalla loro parte un altro esponente della famiglia Borsellino, Salvatore, il fratello del giudice, con cui forma una specie di scorta mediatica a difesa di Di Matteo. Convegni, documentari, presentazioni di libri, articoli, lettere, raccolte firme a difesa del pm quando viene attaccato e a sostegno delle sue iniziative quando c’è in ballo una nomina. E Bongiovanni riesce a coinvolgere molte personalità nelle sue iniziative, da Marco Travaglio a Sabina Guzzanti, che firmano appelli o partecipano agli eventi che organizza. 

 

Ma da dove viene fuori questo sensitivo e come arriva all’antimafia? Bongiovanni è un allievo del “contattista” Eugenio Siragusa, un catanese che parlava con gli alieni già negli anni Cinquanta e inviava messaggi di questi al generale De Gaulle. Ma a differenza del maestro che gli ha insegnato il mestiere di contattista, Bongiovanni sviluppa altre doti extrasensoriali e mistico-religiose. Da come racconta nella biografia “Giorgio Bongiovanni stigmatizzato” (Mediterranee, 2010) è andata così: il 2 settembre 1989, a Fatima, gli appare la Madonna che con due raggi laser gli buca le mani: stimmate. Maria, inoltre, rivela a Bongiovanni che lui è la reincarnazione di uno dei tre pastorelli di Fatima (Francesco). Dopo due anni gli appare Gesù: raggio laser e stimmate ai piedi (tra l’altro nel libro Bongiovanni fornisce una precisa descrizione di Cristo, che ora vivrebbe fisicamente tra noi: “Alto almeno un metro e 85, con una tunica logora, uomo bellissimo ma non biondo con gli occhi azzurri, volto marcatamente palestinese, stigmate piccole come le mie”. Gli inquirenti potrebbero facilmente produrre l’identikit del Messia da volantinare in giro). Negli anni susseguono le visite e i raggi laser, che gli producono altre stimmate: nel costato, in testa e, soprattutto, una grande croce sanguinante in fronte. Poi arriva l’antimafia. Dopo aver girato il mondo, dall’Uruguay alla Russia, e fondato la rivista “Terzo millennio e Ufo”, la  svolta: il 2 settembre 1999, dieci anni dopo le prime stimmate, gli viene affidata la missione di lottare contro la criminalità organizzata: “Combatto i mafiosi come combatto l’anticristo”.

 

Ma che fine ha fatto la stimmata in fronte che non si vede più negli incontri con i magistrati? Sparita. Bongiovanni racconta che nel 2002 è andato a Medjugorje per farsela togliere: lì gli appare la Madonna e lui le chiede di rimuovere il segno “perché l’attività antimafia richiedeva discrezione”. Richiesta accolta, ma con la condizionale: ogni tanto riappare. Senza croce in fronte e con i guanti a coprire le mani bucate è più agevole partecipare a incontri pubblici con i giudici. Che non si pongono troppe domande sul santone, anche perché come riferiscono i magistrati che lo conoscono tende a tenere separate le due attività, quella giornalistica e quella paranormale. E in effetti i dialoghi con la Madonna, Gesù Cristo, Adonay (Dio) e Setun Shenar (l’extraterrestre) non si sovrappongono mai a quelli con Scarpinato, Di Matteo, Ingroia, Lombardo, Gratteri, etc. E tanto Bongiovanni tiene distinti i due piani che alla Madonna, che gli ha rivelato il vero il Terzo segreto di Fatima tenuto nascosto dalla Chiesa ovvero l’esistenza degli extraterrestri (una cosa che peraltro Bongiovanni sapeva già da un sacco di tempo), e agli alieni che gli hanno rivelato di aver fermato Putin, lui non ha mai chiesto chi sono i mandanti esterni delle stragi, dov’è l’agenda rossa di Borsellino, dove si nascondesse Matteo Messina Denaro, chi sono quelli del Terzo livello o altro. No, a Maria ha chiesto di togliergli la stigmata in fronte per consentirgli di aiutare i magistrati a scoprire tutte queste cose. 

 

Il mai troppo evidenziato rapporto tra i pm e il veggente consente di relativizzare alcune scelte investigative che sembravano assurde e allucinanti, come ad esempio la credibilità che attribuita nell’ambito dell’inchiesta sulla Trattativa a un pataccaro e bugiardo patologico come Massimo Ciancimino, definito dall’allora pm Ingroia “un’icona dell’antimafia”. D’altronde la storia raccontata da Ciancimino junior a proposito del “Signor Franco”, questo inafferrabile uomo dei servizi segreti (deviati), impossibile da rintracciare e identificare, che faceva da tramite tra deep state e Cosa nostra, risultava molto più credibile di Setun Shenar, dei raggi laser e delle apparizioni celesti. È difficile immaginare una vicenda del genere in luoghi o contesti analoghi. È come se negli Stati Uniti, il procuratore che si occupava dell’omicidio di John Kennedy se ne fosse andato in giro a discutere dell’attentato al presidente degli Stati Uniti con un ufologo che parlava con gli extraterrestri dell’Area 51. O come se Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, negli anni ’80, avessero presenziato a convegni sul maxiprocesso organizzati da Natuzza Evolo. Oggi invece va così, è normale pure il paranormale.

 

Importanti magistrati, che hanno condotto o stanno conducendo le inchieste delicatissime sui misteri più oscuri del paese, non pensano che la credibilità del loro lavoro e della loro funzione venga intaccata dagli stretti legami con un mistico-giornalista con le mani e i piedi bucati che sostiene di essere la reincarnazione del pastorello di Fatima, di aver incontrato Gesù Cristo, di vedere la Madonna e di essere in contatto con gli extraterrestri. Se Bongiovanni avesse riferito di aver avvistato in un tal luogo il latitante Matteo Messina Denaro chissà se i magistrati l’avrebbero ritenuto un teste attendibile. Probabilmente sì. D’altronde, come dice il direttore di Antimafia Duemila a proposito del suo incontro con Gesù Cristo: “Sono un testimone oculare, è una prova importantissima nei processi”.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali