la retromarcia

Trieste, i no green pass annullano il corteo: "Rischio violenze, rimanete a casa"

Ruggiero Montenegro

Resta l’incognita legata all'appello per un altro possibile corteo di "irriducibili" convocato sui social. In piazza Unità d'Italia il presidio va avanti, ma la protesta è sempre più frammentata tra sigle e rivendicazioni diverse

Il prefetto Valerio Valenti sottolineava come l'attenzione fosse massima e che "in piazza sarebbero stati almeno 20mila”. A Trieste, ormai da giorni capitale italiana No green pass, la protesta continuava. Fino a questo pomeriggio, quando il corteo previsto per il fine settimana è stato revocato da parte del Coordinamento 15 ottobre, nato pochi giorni fa per mettersi a capo delle iniziative. In un comunicato, il gruppo spiega il motivo dell'annullamento: "In seguito ad aver ricevuto nel corso della giornata odierna ripetute, verificate e preoccupanti segnalazioni riguardanti l’arrivo in città di persone e gruppi a noi ignoti, anche da altre nazioni europee, determinati a commettere atti di violenza, abbiamo deciso di annullare il corteo ed il raduno in programma rispettivamente per venerdì 22 e sabato 23 ottobre". Entrambi, si sottolineano, erano stati autorizzati dalla questura del capoluogo friulano. Resta l’incognita legata all'appello per un altro possibile corteo di "irridicibili" che potrebbe partire alle 9 di mattina, secondo il tam-tam sui social.

 

Anche il leader dei lavoratori portuali, Stefano Puzzer, in un video pubblicato sui social ha invitato i sostenitori a non manifestare: "Stanno venendo centinaia e centinaia di persone che vogliono rovinare il nostro obbiettivo. Non venite, rimanete a casa vostra. È una trappola grande e grossa, non caschiamoci". 

 

La linea che collega Trieste e il Viminale continua in queste ore a essere calda, e quella di oggi è stata una giornata segnata dai timori che, a differenza di una settimana fa, quando il blocco del porto ha creato problemi relativi ma senza grandi tensioni dal punto di vista dell'ordine pubblico, questa volta potesse andare diversamente. Fonti di polizia avevano già parlato del rischio infiltrazioni: rimaneva questa la grande preoccupazione. Che tra le migliaia di manifestanti potessero inserirsi e nascondersi frange più oltranziste, non necessariamente legate alle istanze No green pass o No vax, ma piuttosto interessate a creare disordini: estremisti di destra, esponenti del mondo ultras, ma anche anarchici, che nella protesta contro il certificato verde trovano lo spazio per altre rivendicazioni, contro la politica e le istituzioni.

 

Nel frattempo, dopo lo sgombero dello scalo, prosegue il sit-in in piazza dell'Unità d'Italia, un raduno non autorizzato che tuttavia per il momento viene tollerato: “Sono pochi, non procederemo”, aveva spiegato il prefetto Valerio Valenti. Il rischio insomma sarebbe stato quello di acuire inutilmente la tensione in vista di giornate considerate a rischio. Le manifestazioni andranno avanti almeno fino a domenica, ed è previsto per sabato pure un incontro, con la presenza del ministro dell'Agricoltura Stefano Patuanelli, che di Trieste è originario. Un passaggio istituzionale che qualcuno tra gli animatori della protesta ha visto come un primo risultato, mentre altri, come il Coordinamento No green pass Trieste, considera come una semplice strategia da parte delle istituzioni per prendere tempo, così da logorare la piazza e l'organizzazione di chi si oppone al passaporto vaccinale.

   

Anche le cronache locali raccontano come una protesta inizialmente unitaria e radunata intorno ai lavoratori del porto stia andando di giorno in giorno sfaldandosi, balcanizzandosi, tra varie rivendicazioni e screzi: No vax, No green pass, comitato dei portuali e via così. Ieri, per capire il clima che si respira in Piazza dell'Unità d'Italia, a bloccare l'allestimento di un palco non sono state le forze dell'ordine, ma i portuali: “Questa non è una sagra, è una protesta”. Nel variegato contesto che anima le vie di Trieste, riporta il Piccolo, dai megafoni si sentivano anche dichiarazioni di tutt'altro senso: “Ora i portuali non parlino più, hanno già detto tanto”. Episodi che restituiscono la frammentazione di questi giorni, che avrebbero reso più difficile il controllo di quel che sarebbe accaduto. Anche da questo derivavano le preoccupazioni del ministero degli Interni e della prefettura triestina: il timore era che in quadro del genere, per i facinorosi, fosse più facile trovare campo libero. Il rischio era quello della guerriglia urbana, uno scenario che al ministero degli Interni, con Lamorgese al centro degli attacchi per la gestione dell'ordine pubblico nelle scorse settimane, si doveva evitare a tutti i costi.

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