ANSA/UFFICIO STAMPA COMUNE DI TRIESTE

Trieste teme il 15 ottobre. Parla il prefetto

Marianna Rizzini

La speranza è di non arrivare al fermo delle attività, ma il presidente dell'autorità portuale mette le mani avanti: "Di fronte a un blocco a oltranza andrò da un'altra parte. Il rischio che la protesta dilaghi altrove

In vista del 15 ottobre da Trieste non arrivano notizie rassicuranti. I portuali si sono detti “costretti al blocco” in assenza di “un intervento del governo” che preveda la revoca del decreto sull’obbligo di presentare il green pass sui luoghi di lavoro. Dicono che andranno avanti a oltranza, evocando lo spettro di eventuali simili blocchi in altri porti. E mentre da Roma giunge la precisazione che le imprese potranno valutare in autonomia se mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass eventuali test gratuiti, il prefetto di Trieste Valerio Valenti si trova a osservare il fronte dall’interno, e da giorni spera prevalga il buonsenso. Perché sta succedendo tutto questo proprio a Trieste?Intanto guardiamo la percentuale di non vaccinati tra i lavoratori del porto, molto alta”, dice Valenti, “ma soprattutto ricordiamoci che Trieste è un porto franco: da un lato privilegiato rispetto ad altre realtà portuali, dall’altra molto vivace. Questa condizione influenza tutte le vicende che riguardano il mondo del lavoro al suo interno, cosa che non accade altrove. Io in questo momento posso solo dire che spero non si arrivi al blocco”.

 

Mercoledì, a Trieste, si sono susseguite varie riunioni tra Prefettura e Comune, con uno sguardo a Roma. Le associazioni sindacali, proprio in Prefettura, hanno fatto presente la difficoltà di effettuare tamponi per tutti i lavoratori non vaccinati, auspicando una proroga del termine del 15 ottobre e chiedendo al prefetto di trasmettere a Roma “l’auspicio che siano adottati provvedimenti normativi che rendano obbligatoria la vaccinazione per tutte le categorie di lavoratori”. Intanto il presidente dell’autorità portuale triestina Zeno D’Agostino si mostrava amareggiato: “Non è possibile che venga annunciato un blocco a oltranza del porto”, diceva, “non possiamo permetterci questa cosa. I veri portuali questa cosa non la fanno. Il nostro porto sta crescendo molto da anni. Di fronte a un blocco a oltranza saluterò tutti e me ne andrò da un’altra parte, perché vorrebbe dire che tutto quello che abbiamo costruito verrebbe distrutto”.

 

Fuori da Trieste si pensa a quanto possa essere reale la minaccia di un allargamento del fronte ad altri porti e a realtà non portuali, nonostante le rassicurazioni che giungono intanto da Gioia Tauro: “Certamente ci sarà un problema organizzativo che graverà sul datore di lavoro, ma non si prevedono agitazioni e blocchi”, ha detto l’ammiraglio Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio. Neanche a Napoli l’autorità portuale si dice allarmata, sottolineando che “soltanto il 20 per cento” dei portuali è senza dose. A Livorno prevale una relativa cautela, a Palermo le società di gestione del porto hanno fatto sapere che non si faranno carico dei tamponi, mentre a Genova alcuni terminalisti pagheranno i tamponi ai dipendenti non vaccinati (e Genova è considerata uno dei porti a rischio). E se dal Friuli il governatore Massimiliano Fedriga si appella “al senso di responsabilità”, fuori dal Friuli si teme che la protesta dilaghi nel settore autotrasporti, dove non soltanto ci sono molti autisti non vaccinati, ma anche molti autisti stranieri vaccinati con vaccini non riconosciuti.

 

La sabbia nella clessidra scende veloce, tra qualche ora si capirà se gli appelli alla responsabilità per scongiurare i danni economici prevarranno sulla voglia di muro contro muro. Da Roma, intanto, il leader di Azione Carlo Calenda si dice contrario al pagamento dei tamponi da parte delle aziende: “Se le persone che si sono vaccinate, anche con dubbi, vengono discriminate al contrario, allora questo paese perde il senso dei diritti e dei doveri”. E da Italia Viva la presidente della commissione Trasporti della Camera Raffaella Paita dice no ai tamponi gratis per i dipendenti dei porti: “Questa idea apre la strada a squilibri nel sistema di controllo dell’epidemia e, legittimando una violazione, introduce un principio sbagliato”. 

 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.