Hope Hicks (foto LaPresse)

Trump licenzia il burbero Corey, e per la sua portavoce giovane e bella questa è una piccola rivincita

Paola Peduzzi

Hope Hicks è bellissima e giovanissima, ha 27 anni, i capelli lunghi e neri, gli occhi verdi, si muove su tacchi alti e sottili senza sembrare mai affaticata. Ha imparato l’arte dall’ispiratrice bionda e perfetta di questa nuova America dalle torri dorate, Ivanka Trump, che è stata la sua prima datrice di lavoro, quando lei, Hope, ragazza di provincia con un passato da modella, una laurea in mano e una famiglia in cui tutti si erano occupati di pierre, era arrivata a New York per lavorare nel mondo della moda. Notata da Ivanka, la Hicks ha presto avuto accesso anche a The Donald, quando stava pensando di candidarsi alla presidenza ma tutti lo consideravano soltanto uno scherzo di mezz’estate. Oggi Hope Hicks è la portavoce della campagna presidenziale di Donald Trump, “il suo braccio destro” secondo GQ, che le ha appena dedicato un ritratto (uno strano ritratto, cioè Hope non si lascia intervistare, ma assiste a un colloquio tra la giornalista di GQ e Trump in cui si parla di lei, quando Trump riesce a non parlare di se stesso, s’intende). Di recente Marie Claire le ha fatto qualche domanda e la Hicks ha pensato bene di riesumare una sua dichiarazione antica in cui diceva che le sarebbe piaciuto fare politica, per erodere quel senso di improvvisazione scomposta che riguarda un po’ tutto il mondo di Trump, mentre nell’articolo sul New York Magazine in cui Gabriel Sherman faceva l’analisi definitiva del team trumpiano, Hope Hicks aveva l’onore dell’apertura, rappresentata con i capelli bagnati a bordo piscina che controllava i titoli di giornata relativi a Trump.

 

Ieri è stata lei a firmare il comunicato con cui Trump ha defenestrato il suo burbero e arrogante campaign manager, Corey Lewandowski, dopo mesi di chiacchiere e litigi, di rivalità interne e gaffe. Secondo i beninformati, Trump ha telefonato a Corey, gli ha detto che era fuori, e ha riattaccato. Il comunicato è molto sintetico: siamo molto grati del lavoro svolto da Lewandowski, gli auguriamo ogni bene, ma non lavorerà più con noi. In questa algida sintesi, la Hicks si deve esser presa una piccola rivincita, se è vero come hanno raccontato i pettegoli che Lewandowski aveva il vizio di farla piangere, umiliandola di continuo. Sam Nunberg, un ex consigliere allontanato dopo che sono emersi alcuni suoi post razzisti, racconta che i due hanno avuto parecchi scontri, ma poi avevano trovato un compromesso, a danno dello stesso Nunberg, che se ha ancora un minimo di lucidità quando parla della Hicks, diventa furioso – “gli succhierò via tutto il sangue dal cervello” – quando parla di Lewandowski. Forse certe fratture non si mettono mai a posto del tutto, forse sopravvivere nel mondo di Trump è una prova di forza permanente, non si fa mai la pace per davvero, comunque sia i pettegoli hanno raccontato meno di un mesetto fa di aver visto la Hicks e Lewandowski urlare per strada a Manhattan, con lei che gridava “ho chiuso con te!” serrando i pugni e lui che si teneva la testa con le mani. Ora almeno questa crisi, nella variegata campagna trumpiana, è stata levata di mezzo, chissà se per ridisegnare un team poco ortodosso o soltanto perché girava voce che Lewandowski disturbasse alcune giornaliste con avances inopportune. Per ora Hope Hicks ha vinto questo round, Trump la descrive come una determinata e precisa, l’ha voluta perché questa “è l’èra degli outsider” e una ragazza di ventisette anni che si ritrova a passare le sue giornate, quando non è in giro, seduta di fianco a Trump con il computer aperto e lui che dà ordini su come tuittare è, era, l’outsider perfetta. La madre di Hicks le aveva detto: fai quest’esperienza così poi ci scriverai un libro. Deve aver preso sul serio il consiglio della mamma-imprenditrice, e intanto, per non distrarsi troppo, ha lasciato il fidanzato. Stavano insieme da sei anni.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi