Foto Ansa 

Contro mastro ciliegia

Toto Cutugno, il fratello d'Italia che temevamo di avere

Maurizio Crippa

"L’italiano" è stato il vero inno nazionale melo-sgangherato, un medley dell’italianità prima che esistessero i medley. Ma in fondo ci ha regalato un’immagine in fondo più veritiera, onesta di noi stessi che non tanta sociologia

La cosa peggiore degli anni Ottanta, chi li ha vissuti, non fu il “riflusso” né l’esplosione del debito pubblico, ma i capelli lunghi cotonati pure per i maschi e le spalle imbottite e i rever da 70/80 metri quadri delle giacche. Quelle indossate da Toto Cutugno in certi filmati da Techetecheté che giravano oggi. L’altra cosa che ha amareggiato gli anni Ottanta degli italiani affluenti che incominciavano a sognare destini globalizzati, fu ovviamente L’italiano, vero inno nazionale melo-sgangherato, un medley dell’italianità prima che esistessero i medley e persino che Berlusconi dicesse “il paese che amo”. “Buongiorno casa buongiorno Maria”, e “un partigiano come presidente”.

Ma poiché de mortuis nihil nisi bonum, e di Salvatore Cutugno da Fosdinovo non c’è poi davvero nessun male da dire, non se ne dirà, anche se si sono amati di più i Dire Straits. Ha liberato gli italiani che “dovevano accontentarsi di quella patetica Italia mia di Mino Reitano”, come ha scritto Gino Castaldo. Con generosità gli ha regalato un’immagine in fondo più veritiera, onesta di sé stessi che non tanta sociologia. Se proprio dobbiamo criticare qualcosa, è di aver convinto i russi, e mezzo mondo, che gli italiani sono tutti dei figli di Putin. E questo non gli verrà perdonato. Almeno fino al prossimo Techetecheté.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"