contro mastro ciliegia
Costumi di morte
L'estradizione del padre di Saman Abbas, la ragazza pachistana uccisa dai familiari, e il divieto del "pool party" in "burkini" in Brianza hanno qualcosa in comune. Ma forse i benpensanti credono che le donne islamiche stiano bene così
Ieri un giudice pachistano ha dato parere favorevole all’estradizione in Italia di Shabbar Abbas, il padre di Saman Abbas, la ragazza di origine pachistana uccisa due anni fa a Novellara e del cui delitto sono accusati il padre e gli zii. Lunedì a Limbiate, Brianza, un previsto “pool party”, riservato a sole donne musulmane coperte dai costumi da bagno la cui foggia da qualche anno conosciamo, è stato annullato in seguito all’iniziativa di protesta di un’eurodeputata leghista, membro della commissione per i Diritti delle donne e della parità di genere di Bruxelles, che aveva denunciato il fatto come “segregazione femminile".
Se abbia ragione, la leghista, non sappiamo dire. Sappiamo però che Saman Abbas è stata uccisa perché voleva decidere liberamente della propria vita, compreso il modo di vestirsi: preferiva quello occidentale. Non sappiamo invece se tutti i benpensanti e le benpensanti, ovviamente di sinistra, che hanno criticato aspramente come violazione culturale il divieto del “pool party” delle donne in arnese islamico, si ricordano che Saman è morta proprio perché ha rifiutato quelle costrizioni. Ma forse credono che le donne musulmane, tutte, siano contente di fare il bagno segregate così. Alla prossima banlieue, alla prossima vittima.
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