Umberto Bossi (foto LaPresse)

Grazia a Bossi, Lega ciao

Maurizio Crippa

Il colpo di spugna di Sergio Mattarella alla pena detentiva che Umberto Bossi doveva ancora espiare è la certificazione che la Lega del Senatùr non c’è più

Poi uno la mattina si mette di buzzo buono a leggersi l’articolessa di Gad Lerner sul congresso natalizio e misterioso (ne saprà di più la Madonna di Medjugorje?) che liquiderà la cara vecchia Lega Nord per l’indipendenza della Padania. O forse ne farà due, ma una sarà probabilmente la bad company con accollo dei 49 famosi milioni, e l’altra invece più bella e sovranista di pria. E insomma uno fa la sua bella fatica, la mattina, per capire alla fine quel che sapeva già da un pezzo: che la Lega nordista e indipendentista, o fosse pure federalista, del vecchio Senatùr non esiste più. Poi arriva il pomeriggio, e dal Quirinale piove la notizia che, in poche righe, fa la sintesi di tutto quanto. Sergio Mattarella, il presidente buono, ha concesso la grazia a Umberto Bossi, a riguardo della pena detentiva che ancora dovrebbe espiare (un anno di reclusione) per il delitto di “offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica”, il caro vecchio vilipendio, per aver dato nel 2011 del “terùn”, facendo pure le corna, a Giorgio Napolitano. Il tempo passa, Napolitano aveva fatto sapere di non avere “alcun motivo di risentimento” e Mattarella è saggio. Ma più che altro, è la certificazione che la Lega di Bossi non c’è più, la Padania nemmeno, niente più minaccia, Salvini vuole bene a tutti i “prima gli italiani” e al malandato Senatùr tocca andare in carrozzella a Via Bellerio per implorare il Capitano: “Non uccidete la Lega Nord”. Mattarella ha sancito un grazioso parce sepulto. E noi, a saperlo prima, ci risparmiavamo l’articolessa di Gad Lerner.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"