Babbo Natale e la Coca

Maurizio Crippa

Monsignor Pompili ha deciso di buttarsi un po’ più a sinistra pure di Bergoglio e ha detto che tutto il male, circa al presepio, è colpa della bevanda gasata

"Il Natale, quando arriva arriva", diceva una vecchia réclame. E noi, della razza pre pasoliniana che il presepe in casa lo facciamo tutti gli anni, anche senza bisogno che ci arrivi a scuola la circolare da un’assessora regionale, ecco noi siamo della razza che lo aboliremmo: non il presepe, ma proprio il Natale. Per un senso di sfinimento. Per un non poterne più di spiegare i distinguo tra la nostra festa santa e “la nostra identità culturale e le nostre tradizioni” (l’assessora piemontese, indovinate di che partito è: no, non la Lega, quello un po’ più a destra) e quelli per cui è soltanto un Black friday in ritardo quando gli sconti sono già finiti. E per fortuna che allora il Papa buono Francesco annuncia che andrà a Greccio, provincia di Rieti, là dove tutto cominciò, riguardo al presepe, con san Francesco, nel 1223. E invierà anche una lettera, per spiegare a “tutto il popolo credente” il significato di quel gesto (trattasi di gesto).

 

Però, noi della razza post pasoliniana che delle cultur war ne abbiamo le zampogne piene, lo aboliremmo lo stesso. Se non altro perché c’è il vescovo di Rieti, dove sta Greccio, monsignor Domenico Pompili, che prima era portavoce della Cei, che per non saper né leggere né scrivere ha deciso di buttarsi un po’ più a sinistra pure di Bergoglio, il callejero, e ha detto che tutto il male, circa al presepio, è colpa della Coca-Cola, perché come ognun sa “la reinvenzione del Natale a opera della Coca-Cola in America” è peggio del peccato originale, di “questo processo che ha trasformato il Bambinello in Babbo Natale”. Che a ’sto punto niente, noi della razza che non ne possiamo più manco di Pasolini, ci vien voglia di crederci, a Babbo Natale.

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  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"