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Dibba. Il fesso

Maurizio Crippa

Il suo messaggio su Facebook sembrava rivolto, più che a un notaio, al garzone del lattaio. E invece parlava al presidente della Repubblica 

In questa rubrichetta d’ora in poi l’unico Conte di cui si parlerà è Antonio, il coach, l’uomo tutto d’un pezzo che mai giocò con un curriculum, al massimo con il toupè, ma lo dichiarò seduta stante. E’ l’italiano vero che ha rifiutato la Nazionale, onore a lui: probabilmente perché non se la sentiva di allenare una robaccia che dall’azzurro era sull’orlo di virare al gialloverde, e non quello del Brazil. Ma di un altro tocca in breve parlare, il Dibba, il rivoluzionario col passeggino. Il fesso. E dirgli quel che merita per aver scritto, come un Pancho Villa di provincia, su Facebook, che “finalmente, una maggioranza si è formata”, e “piaccia o non piaccia al presidente Mattarella o al suo più stretto consigliere”: come se più che a un notaio si rivolgesse al garzone del lattaio.

  

  

Ma non sapendo distinguere tra le professioni, il Dibba ha detto che il presidente della Repubblica “non è un notaio delle forze politiche”, e che soprattutto non deve essere “l’avvocato difensore di chi si oppone al cambiamento. Anche perché si tratterebbe di una causa persa, meglio non difenderla”. Dove all’alta considerazione per l’avvocatura si aggiunge quel minaccioso “meglio non difenderla” da clan Spada sul litorale, da curvaiolo del calcio. Da analfabeta della politica. Grandi sono state le levate di scudi, contro l’insultatore col passeggino. Anche se viene il solito dubbio: non potevate pensarci prima, quando lo adoravate come un genio naïf? Soprattutto voi dei giornaloni?

  

Ps. Monica Cirinnà ha detto che i Di Battista sono “una bella famigliola eversiva”. E beh, detto da lei, ciaone alla Repubblica.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"