Una scena di "La vita è meravigliosa"

L'auto-complotto a perdere dei razzisti cretini

Maurizio Crippa

Una escalation imbecille che manco agosto può giustificare

Fossi Paola Taverna, ma non accusatemi di razzismo, mi verrebbe da dire che c’è in giro un complotto per farci vincere. Un complotto, mi spiego meglio, ordito non solo dai nazisti dell’Illinois (quelli ormai fanno paura) ma dai razzisti padani e subalpini di ogni cretineria e latitudine apposta per perdere, loro. E farci vincere, noi (che forse non siamo buoni, ma siamo grosso modo normali). Altrimenti non si spiegherebbe che a Verona (vabbé, direte: Verona) una ragazzina italiana diversamente pigmentata venga esclusa da un concorso canterino, perché “italiani si nasce, non si diventa”. E prima un albergatore di Cervia abbia fatto piangere via sms un aspirante cameriere, “mi spiace Paolo, ma non posso mettere ragazzi di colore in sala, qui in Romagna sono molto indietro con la mentalità”. E altri giorni fa c’era un commerciante che l’avrebbe anche assunta, lei, a fare la commessa: ma non se la sentiva di affidare la cassa a una che condivide la vita con un nigeriano. Del cartello svizzero per la doccia obbligatoria degli ebrei non parliamo, perché siamo razzisti e sta oltre confine. Una escalation imbecille che manco agosto può giustificare: è proprio un complotto a perdere. Poi, siccome era Ferragosto, l’altra sera c’era un film di natale, La vita è meravigliosa. Alla fine, quando c’è la colletta per salvare Jim Stewart, uno dice “arriva anche la negra”. E lei: “Avevo tenuto questi soldi per il divorzio, se mai mi fossi sposata”. E versa il suo obolo. Oggi Frank Capra l’arresterebbero per razzismo e genderismo. Ma almeno quello era un complotto di buonumore, e per vincere.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"