Foto LaPresse/Alfredo Falcone

Candidatura di Totti a portavoce unico della nazione

Maurizio Crippa

Ha appena appeso gli scarpini al chiodo e con la cravatta scura e la giacca scura ancora non si ritrova, sembra una comparsa delle Jene. Però il talento non manca

Parlare della Roma, oggi, dal mio punto di vista può sembrare inelegante, dopo quel triplettone di puro culo che gli abbiamo rifilato sabato sera. Ma qui non si parla della Roma, quindi mi assolvo e procedo. Si parla della sublime arte del comunicare, che è sempre di natura sottilmente politica, e quando è fatta bene trasmette più di quel che alla lettera dice. Ha appena appeso gli scarpini al chiodo (ecco: questa sì è pessima comunicazione) e con la cravatta scura e la giacca scura ancora non si ritrova, sembra una comparsa delle Jene. Però il talento non manca, l’ironia già si sapeva. Ieri lo intervistano per sapere se Patrik Schick la Roma lo ha acquistato oppure no. E’ stata una delle telenovele del calciomercato (sempre pessima comunicazione), un giochetto che alla fine ha fatto ballare 38 milioni, roba che la Raggi ci potrebbe allestire le casette a schiera per tutti i richiedenti asilo. Gli domandano se Schick ha risposto, e lui: “Ha risposto, ha risposto. L’importante è che rispondeva, o sì o no. L’importante era rispondere, per educazione. Adesso stiamo valutando… se diventerà un giocatore della Roma o meno”. Lo spazientito cronista: “Ma ha risposto sì o no?”. “No, risposto ha risposto. Però non so, non ho letto bene perché è scritto in inglese”. Ecco, non è l’ironia: è il giusto peso delle cose. Nel paese in cui la raffinata arte del portavoce – quelli che dicono, smussano ma si fanno capire – l’è morta. Il paese in cui appena uno apre bocca dice una bestiata, come un mediatore culturale di Rimini. In questo paese Francesco Totti, come portavoce dell’Italia intera, lo vorrei.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"