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Tormenti da Oscar. La strada verso le premiazioni è piena di nuove polemiche

Mariarosa Mancuso

I più arrabbiati sono i fonici che si sono visti dimezzare le possibilità, con l'accorpamento dei premi per il sound engineer e per il sound mixer. In più si è deciso per il taglio lineare della cerimonia: 8 delle 23 categorie verranno premiate fuori scena

Oscar più tormentati del solito. La decisione dell’Academy di “restringere” la diretta televisiva, premiando fuori scena 8 delle 23 categorie, sta generando proteste. Cerimonia troppo lunga, lo abbiamo sempre detto. Si è deciso così per il taglio lineare: fonici, montatori, truccatori & parrucchieri, colonna sonora, production design (una volta si chiamava più banalmente art direction), e le tre categorie dei cortometraggi – documentari, animati, live action – saranno premiati prima che la festa cominci. E le telecamere della Abc diffondano nel mondo che ha tempo per queste cose le immagini della cerimonia.

I più arrabbiati sono i fonici (in inglese: sound design) che si sono appena visti dimezzare le possibilità. Una volta c’era un premio per il sound engineer e un altro per il sound mixer – a spanne: chi il suono lo registra o lo produce (per esempio in un film di fantascienza come “Dune” di Denis Villeneuve) e chi lavora al mixer, ossia fa sì che in “Belfast” di Kenneth Branagh si sentano i bambini che giocano, e sullo sfondo i carri armati e i vetri rotti. O che in “West Side Story” di Steven Spielberg le voci, gli strumenti dell’orchestra, i tacchi delle ballerine siano perfettamente calibrati – a volte sembrava di sentire il fruscìo delle gonne.

I fonici meditano azioni clamorose, che dovrebbero coinvolgere altre categorie “escluse”, e pure le fortunate che restano in diretta tv. Un film senza parole e musica non è oggi pensabile, se non come citazione. In effetti, gli Oscar del 2011 hanno premiato “The Artist”: dialoghi su didascalie, come ai tempi del muto. Ma c’era comunque la colonna sonora. Si appunteranno sugli abiti il distintivo dell’Academy al contrario, o addirittura rovesceranno la statuetta mettendo “zio Oscar” con il suo spadone a testa in giù, quando verranno premiati – e le immagini verranno mostrate durante la diretta tv, ma solo per pochissimo. Risparmiando così l’elenco dei candidati, un esempio del loro lavoro, i presentatori che salgono sul palco, fanno il loro siparietto e aprono la busta, mentre la telecamera inquadra il volto del vincitore (e le smorfie dei perdenti). Già pronte le battute; Oscar che si vogliono sempre più inclusivi escludono categorie fondamentali come il montaggio.

Non era l’unico modo per accorciare la cerimonia, che gode (sempre meno, con il calare degli spettatori) di inserti pubblicitari interminabili. E veniamo da anni che non sono stati brillanti per il cinema. Se servissero altre dimostrazioni: su 10 titoli in gara per il miglior film, quattro sono remake: “Dune”, “West Side Story”, “Nightmare Alley” e “CODA”, che sta per “Child Of Deaf Adults” (dal francese “La Famille Bélier”, figlia di sordomuti che canta con voce angelica).

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