Daniel Craig e Ana de Armas in "No Time To Die" 

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Sedici famiglie su venti non vanno mai al cinema. Ma cosa c'è in sala?

Mariarosa Mancuso

Con la ritrovata libertà tutti si sono precipitati a fare tante cose (a Milano si vede soltanto gente che mangia fuori). Il cinema è rimasto indietro. Come se si fosse persa l’abitudine. Vale anche per la nostra bolla, lamentosa per il fatto che “non c’è niente da vedere”

Ritratti di famiglie che non vanno al cinema. “Sette” ne ha interrogate 20, nel mese di settembre che dovrebbe segnare l’inizio di una nuova normalità. C’è il mutuo o l’affitto, i vestiti, il dottore, i ristoranti. Pure il cinema. Saldamente fermo a zero euro per 16 famiglie su 20. Le altre quattro denunciano una spesa da 50 a 30 euro al mese, e sono tutti gruppi familiari abbastanza numerosi (portateci i bambini, almeno). Alla voce animali, quasi tutti spendono più soldi (anche molto di più). La voce libri non è contemplata, legge – forse – solo la famiglia con un genitore libraio. Mentre aspettiamo gli incassi di “No Time To Die” nel primo fine settimana – se James Bond non salverà il cinema in sala, davvero non si capisce chi potrebbe farlo – il budget familiare dedicato al cinema non consente follie.

Con la ritrovata libertà tutti si sono precipitati a fare tante cose (a Milano si vede soltanto gente che mangia fuori, strade intere di avventori seduti al ristorante). Il cinema è rimasto indietro. Come se si fosse persa l’abitudine. Vale anche per la nostra bolla, lamentosa per il fatto che “non c’è niente da vedere”. In effetti, non c’è granché di trascinante. Indorare la pillola dicendo che “Tre piani” – l’ultimo film di Nanni Moretti e il primo senza nannimoretti – è un capolavoro non fa bene a nessuno (a parte l’orgoglio del regista). “Titane” di Julia Ducournau è da cineclub con dibattito, se avete voglia di litigare sul post-umano. O sulla quantità di donne nude e di “catfight” – signore che lottano strappandosi i capelli, una volta esempio di bieco maschilismo – che una regista donna si può permettere (tante, per riempire una trama inesistente). 

Non tutti hanno voglia di vedere “Bond, James Bond” – soprattutto se dura tre ore, con sparatorie e inseguimenti più divertenti dei retroscena da strizzacervelli – quindi contiamo sull’ottobre che verrà. In “Dune” di Denis Villeneuve la durata è più o meno la stessa ma si agitano molto meno: tutto un passaggio di consegne tra padre e figlio sul pianeta dei vermi giganti (la madre-strega fa la sua parte). Va a finire che, se uno ha voglia di guardare fantascienza d’annata, resta a casa, si abbona a Apple+ e guarda “Foundation” tratto da Isaac Asimov. Già criticato dai fan, come è sempre accaduto e sempre accadrà: hanno letto un solo libro, sacro e intoccabile. Guai a cambiarne una virgola. Mentre scriviamo, e speriamo in una ricca stagione autunnale, si abbatte su di noi il trailer di “L’Arminuta”, dal romanzo di Donatella Di Pietrantonio. Case di campagna, canottiere, polli da sgozzare, Ornella Vanoni che canta “Domani è un altro giorno”. Argomenti di vendita: “Nell’Abruzzo luminoso, ruvido e dolente, un magma incandescente di sentimenti laceranti”. Roba da restarci secchi.