venezia 2021

"Esiste ancora la frontiera, nel 'cuore' del nostro paese". Frammartino racconta "Il buco"

Federica Polidoro

Negli anni Sessanta, un gruppo di giovani speleologi esplora la grotta più profonda d’Europa. "Un luogo franco, dove non prendono i telefoni e dove Google maps non è arrivato", dice il regista

"Il buco è la storia di dodici ragazzi straordinari", dice al Foglio Michelangelo Frammartino, "un gruppo di giovani speleologi che negli anni Sessanta, mentre tutti vanno al nord Italia esplora la grotta più profonda d’Europa nell’incontaminato entroterra calabrese. E' la storia di un collettivo che si cala nel buio, tutti assieme, facendosi sicura. Come nel cinema, dove ci si cala nel buio della sala".
  
"Anche io, che sono uno scadentissimo speleologo, ho imparato che le grotte sono un luogo franco, dove non prendono i telefoni e dove Google maps non è arrivato. Un luogo dove ti passa il raffreddore. E che esiste ancora la frontiera", aggiunge il regista, che in questa intervista al Foglio spiega anche come è stato girare sotto terra, "nel cuore del nostro paese", e l'importanza (e la fatica) del registrare "il suono seducente delle grotte".