Una scena di Crazy Rich Asians, la commedia diretta da Jon M. Chu

L'inclusione dà alla testa

Mariarosa Mancuso

L'articolo sul film "Crazy & Rich" dell'Atlantic, le celebrazioni per il cortometraggio della Pixar "Bao". Le valutazioni sballate della critica

L’inclusione dà alla testa, e sballa le valutazioni. The Atlantic dedica un articolo al film “Crazy & Rich” di Jon M. Chu (da qualche giorno anche nelle sale italiane, senza troppa pubblicità). Ne vanta il cast tutto asiatico, non si vede un pellebianca dopo la prima scena, e sono portieri di un hotel lussuoso che negano a una famiglia cinese la suite prenotata (“ci deve essere uno sbaglio”). Il fatto è che i viandanti cinesi – la data in sovrimpressione dice 1995 – l’albergo londinese lo hanno appena comprato in blocco. “Asiatici ricchi da pazzi” appunto: all’origine c’è il bestseller di Kevin Kwan.

  

Oltre alla purezza etnica – non circolava negli USA un film monocolore dal ‘93, “Il circolo della fortuna e della felicità” di Wayne Wang – The Atlantic celebra il ritmo scatenato, le battute perfide, le donne protagoniste e non decorative. Qualcosa tra la commedia hollywoodiana degli anni d’oro e i women’s film. Più che allettante, sono i generi che non riescono più neppure nei remake: il copione resta ma la grinta sparisce. Buone, se non ottime, le recensioni dei critici: 7,5 (la scala arriva fino a 10) su IMDB e oltre il 90 per cento di gradimento su Rotten Tomatoes. Di tutto rispetto gli incassi (americani, al cinema con noi, a Milano, c’erano cinque spettatori venuti dall’oriente).

  

L’inclusione dà alla testa, e sballa le valutazioni. Era già accaduto con “Bao”, il cortometraggio Pixar proiettato in apertura di “Gli incredibili 2” (in sala a metà settembre). Diretto da Domee Shi, nata in Cina e trasferita a Toronto quando aveva due anni, racconta un bambino-raviolo – “dumpling” per essere gastronomicamente e culturalmente corretti. Lo hanno celebrato molto al di là dei suoi meriti, solo per il piccino asiatico, cancellando una lunga tradizione di corti con alieni o con uccellini di mare terrorizzati dalle onde (alla Pixar rendono simpatiche pure le lampade). “Crazy & Rich” mantiene le promesse a metà (a costo di ripeterci: due ore sono comunque troppe per una commedia). I ricchi e i super-ricchi sono uno spasso, con magioni dorate che copiano la casa di Donald Trump (secondo i proprietari, “la galleria degli specchi di Versailles”). Per i piccini che rifiutano il pollo fritto, ricattino: “Ci sono bambini che muoiono di fame in America”. Visitiamo i luoghi, e osserviamo i costumi della tribù, con un’economista cino-americana invitata dal fidanzato a Singapore (si sposa il migliore amico). L’attrice è Constance Wu, mamma tigre nella serie “Fresh off the Boat”, sta per “immigrati appena sbarcati”.

  

Lui non le ha mai detto di essere lo scapolo d’oro di Singapore. Neanche di avere in tasca il diamante di fidanzamento (bello grosso). Le scene romantiche son troppo stiracchiate. E vorremmo tanto sapere com’era intitolato, nella versione originale, il film porno che nel doppiaggio risulta “Tempura profonda”.

Di più su questi argomenti: