In "Succede" gli adolescenti raccontano gli adolescenti

Mariarosa Mancuso

Difficile immaginare spettatori adulti (se non genitori) per il teen movie tratto dal libro di Sofia Viscardi, ma potrebbe essere il nuovo "La notte prima degli esami"

Se sarà il prossimo “La notte prima degli esami” è presto per dirlo. “Succede” è uscito giovedì nelle sale, e venerdì (primo spettacolo, in centro a Milano) non abbiamo dovuto farci strada, come temevamo, tra orde di “viscardine”. Le follower su Instagram di Sofia Viscardi – il femminile non pare qui una forzatura – sono un milione e mezzo, agli appuntamenti serve la forza pubblica, in libreria si son superate le 100.000 copie. Giusto per misurare quanto rende a una casa editrice (in questo caso Mondadori) pubblicare romanzi che sfruttano una notorietà social: prima si constata l’esistenza di un pubblico interessato, poi si procede con il resto.

   

Potrebbe essere il prossimo “La notte prima degli esami”, lo stabiliranno gli incassi. Va registrata intanto l’esistenza di un teen movie scritto da una ragazza e ambientato a Milano tra i grattacieli di City Life e sotto le panchine dove sta per scoccare il primo bacio (ma poi piove, e il giovanotto cerca l’ombrello sciupando il momento magico).

  

Un teen movie diretto da una regista, la ventinovenne Francesca Mazzoleni (diplomata al Centro Sperimentale, aiuto regista in “La ragazza del mondo” di Marco Danieli). Giusto per scacciare il fantasma di Federico Moccia, che raccontava al cinema i patemi adolescenziali – in “Scusa ma ti chiamo amore” e derivati – quando adolescenza se l’era lasciata da un pezzo alle spalle.
Sofia Viscardi – 20 anni a maggio, nella lista di Forbes dei cento under trenta che contano – ha seguito tutte le fasi del progetto e andava sul set per controllare trama, atmosfere, dialoghi (come vorrebbero fare tutti gli scrittori, per questo i viventi sono considerati dai registi una sciagura). Nel frattempo ha preso la maturità e ha scritto un secondo romanzo, intitolato “Abbastanza”, sempre Mondadori.  

   

La ragazzina protagonista si chiama Meg, controfigura assai trasparente della scrittrice. Registra i suoi pensieri con lo smartphone – chissà, potrebbero diventare un romanzo – e per una volta la voce fuori campo che affligge i film italiani ha un motivo per esistere. Non per essere tanto insistente con le pillole di saggezza tratte da “Il mondo di Sofia”, inteso come best seller di Jostein Gaarder: “Ognuno di noi può essere filosofo se sa stupirsi”. Se le dicono tra fighi. Il cugino meno figo viene sgamato perché alla domanda “ma tu che serie guardi?” risponde “la serie A”.

   

Adolescenti raccontati da adolescenti, per un pubblico adolescente (e i loro genitori, che usano Sofia Viscardi come guida nel territorio sconosciuto). Difficile immaginare altri spettatori. Difficilissimo ricacciare indietro il pensiero: il giovane Holden – l’adolescente più famoso di tutti, che a noi neppure sta simpatico giacché odia il cinema – uscì dalla penna di un Salinger trentenne. Nel 1951, quando a trent’anni si era adulti fatti e reduci di guerra.

Di più su questi argomenti: