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Lieti almeno i calici

Camillo Langone

Il vino è un diritto dell’uomo, diceva Francis Scott Fitzgerald. E’ anche un dovere, religioso e patriottico, gastronomico, economico e adesso anche medico. Guida all’acquisto consapevole: con l’enoteca chiusa, si può fare da casa, via internet

Dopo i libri, la cosa più facile da comprare su internet sono le bottiglie. Dunque non ci sono scuse, le enoteche chiuse non sono un problema. Per Francis Scott Fitzgerald il vino è un diritto dell’uomo, per me è molto di più, è un dovere, innanzitutto religioso e poi patriottico, economico, gastronomico e adesso anche medico. Riccardo Cotarella dopo essersi consultato con clinici insigni ci ha fatto sapere che il vino “può contribuire all’igienizzazione del cavo orale e della faringe dove si annidano i virus”. Dunque i monatti avevano ragione. Dunque gli avventori del bar di Vo Euganeo che a inizio contagio affermavano di difendersi con l’alcol non erano soltanto folclore veneto. Forse l’Amarone non disinfetta quanto l’Amuchina ma di sicuro ha un sapore migliore. Inutile dire che dal giorno della dichiarazione del grande enologo ho preso a bere con maggiore lena. Il vino non me lo sono mai rigirato in bocca così tanto, violando felicemente il confine tra degustazione e gargarismo. Siccome internet è un mare magnum e le bottiglie potenzialmente acquistabili sono millanta, mi sono costruito una selezione di vini al contempo pratici (recapitabili a domicilio) e peculiari (fuori dal mainstream, dal grande fiume del vino insignificante). La giro all’amico lettore.

 

Rosa

Bevo rosa per vedere rosa: l’ottimismo rafforza le difese immunitarie. Con l’avvertenza di bere proprio rosa, e non rosato o rosé. Il barone-vignaiolo-filosofo Luigi Cataldi Madonna si batte perché il bellissimo aggettivo “rosa” prenda il sopravvento sugli altri due, entrambi sminuenti, e intanto la figlia Giulia produce il perfetto Cerasuolo d’Abruzzo Malandrino (Cataldi Madonna, Ofena AQ). Su shop.cataldimadonna.com a 9 euri. Dell’unico produttore che usa questo colore finanche nel nome ricordo il Salento Rosa del Golfo (Rosa del Golfo, Alezio LE), bevuto pochi mesi fa con i frutti di mare del Ristorante La Puritate di Gallipoli. Su salentowineshop.com a 9 euri. Dopo Abruzzo e Salento, un’altra zona rosa è il Garda. Questo è il Chiaretto più classico, pallido come certe odalische di Hayez, come certe ragazze di Vezzani: Chiaretto RosaMara (Costaripa, Moniga del Garda BS). Su costaripa.it a 11,20 euri (c’è anche la magnum, a 22,50, un affare).

 

Rifermentati in bottiglia

Quando non ci si può muovere, che almeno si muovano i vini. Però niente autoclavi o metodi simil-Champagne: esiste un modo artigianale e tutto nostro per vivacizzare il figlio della vite, il cosiddetto metodo ancestrale ossia la rifermentazione in bottiglia praticata dai nostri nonni, o bisnonni, che dopo un periodo di abbandono sta vivendo un vero e proprio boom. I vecchi lambruschi ancestrali erano talmente contadini, talmente maleodoranti… Con la nuova igiene delle cantine tutto è cambiato. Nella mia carriera di bevitore il primo rifermentato dal naso pulito è stato il Lambrusco del Fondatore (Cleto Chiarli, Castelvetro di Modena MO). Su pedrelli.com a 7,80 euri, prezzo incredibile per un vertice assoluto. Pur amando moltissimo Trieste, il Terrano fermo non sono mai riuscito a farmelo piacere davvero. Invece mi entusiasma la versione frizzante che ho scoperto da poco, il Terrano Zi-da (Zidarich, Prepotto TS). Su rollingwine.com a 15,90 euri. Ovviamente esistono anche rifermentati bianchi. All’Hostaria Viola di Castiglione delle Stiviere ho scoperto l’agrumata Garganega frizzante di Josef (Ponti sul Mincio MN). Non mi capacito come su dolce-vite.com (a 15,30 euri) si trovi ancora qualche bottiglia.

 

Preistorici

Quante balle nell’enogastronomia. La menata dei grani antichi è insopportabile, innanzitutto perché non sono davvero antichi: il Senatore Cappelli risale al 1915, il Perciasacchi è citato per la prima volta nel 1941… Grani vecchi, semmai. E così i vitigni autoctoni non sono quasi mai davvero autoctoni, provenendo in gran parte dalla Grecia. Se volete qualcosa che sia al contempo davvero autoctono e davvero antico appuntatevi questi due nomi: Lambrusco e Raboso, entrambi derivati da viti selvatiche presenti nella foresta padana ben prima dell’arrivo dell’uomo. In ambito Lambrusco di Sorbara (la sottovarietà più chiara della grande famiglia dei Lambruschi) oltre al succitato Fondatore consiglio il Radice di Paltrinieri (per l’appunto Sorbara, frazione di Bomporto MO). Su cantinapaltrinieri.it a 10 euri. Agli antipodi cromatici (perché da sottovarietà Maestri) lo scurissimo I Salici di Monte delle Vigne (Ozzano Taro PR). Su shop.silvanoromaniparma.it a 12,50 euri. I migliori Rabosi frizzanti (sul Raboso vale lo stesso discorso del Terrano: niente fermi) sono prodotti in quantità molto limitate. Su internet potete trovare quello di Casa Belfi (San Polo di Piave TV): su decanto.it a 11,30 euri.

 

Futuristici

Il conservatore non è un passatista, è un realista. Quando un vitigno ricavato da un nuovo incrocio dà vita a un vino favoloso, ecco una realtà di cui prendere atto con gioia. Sto parlando di Zero Infinito di Pojer e Sandri (Faedo TN), bianco frizzante di montagna da uve Solaris. Su winepoint.it a 14 euri.

 

Vernacolari

Muoiono soprattutto i vecchi, e detta così sembra un sollievo. Muoiono soprattutto i dialettofoni, e detta così si percepisce meglio la perdita (sono gli ultimi, dopo di loro l’italoinglese). Per ricordare, onorare le generazioni che ci hanno consegnato il benessere, come tutte le eredità immeritate destinato a evaporare presto, bevo l’unico vino il cui nome dialettale è addirittura una frase, il Cacc’e Mmitte (leva e metti, circa), e in particolare l’Agramante di Paolo Petrilli (Lucera FG). Su bottegadelvinotrani.it a 13,50 euri. E poi torno ai miei amati rossi frizzanti con Otòbbor (ottobre), la barbera rifermentata in bottiglia di una piccola azienda dalla gamma quasi tutta vernacolare, Crocizia (Langhirano PR). Su ilvinovero.it a 12,50 euri. Magari c’è qualche amico dovizioso che vuole spendere di più e allora estraggo dalla manica il Barolo Sperss (nostalgia) di Gaja (Barbaresco CN). Su tannico.it c’è un ‘94 a 200 euri ma se non vi fidate di un tappo ventiseienne su callmewine.com c’è un ‘14 a 265.

 

Letterari

Tutti in questo periodo consigliano libri da leggere, io, che libri ne consiglio sempre, adesso consiglio di leggere bottiglie ossia di approfondire storia e sapori dei vini decantati dai nostri grandi autori. Ad esempio il Mesolone, “un vino estremamente simpatico: proprio per il suo carattere medio, passante, e cioè gustoso, corposo, serio, sì, ma non troppo impegnativo” (Mario Soldati, “Vino al vino”). Il Mesolone di Barni (Brusnengo BI) si trova su scamuzzivini.it a 14,80 euri. Il Barbacarlo di Lino Maga (Broni PV) viene elogiato da Arbasino in “Fratelli d’Italia” e da Brera un po’ ovunque: “Quel mussare di spume fini e veloci sembra una risata cordiale…”. Su tannico.it a 52 euri. Il Gragnano è vino letterario (il solito Soldati, il quasi solito Monelli) e pure cinematografico, ingrediente dell’immortale duetto Enzo Turco-Totò in “Miseria e nobiltà”: “Vai a prendere due litri di Gragnano. Frizzante. Assicurati che sia Gragnano. Tu lo assaggi. Se è frizzante lo prendi, se no…” “…desisto!”. Il Gragnano Ottouve di Salvatore Martusciello (Pozzuoli NA) si trova su vinopoly.it a 10,80 euri, troppo poco per quello che giudico il più esaltante vino meridionale.

 

Anfora

C’è qualcosa di nuovo, anzi d’antico: e se non sono antiche le anfore che cominciano a spuntare nelle cantine più d’avanguardia… Meglio del legno piccolo (le famigerate barrique) c’è il legno grande (le botti). Meglio del legno grande c’è l’acciaio. Meglio dell’acciaio c’è il cemento. Meglio del cemento c’è la terracotta. Sarà un’infatuazione ma oggi stravedo per questi contenitori che non truccano il vino, che non cedono tannini e profumini. Fra i bianchi in anfora suggerisco l’Albana Vitalba di Tre Monti (Imola). Su enotecaitaliana.it a 19 euri.

Fra i rossi il Bòggina A di Petrolo (Mercatale Valdarno AR). Lo aspettavo da tanto tempo un vino toscano interessante, un sangiovese convincente: su molesini-market.com a 55 euri.

 

Tappo a corona

I tappi di sughero, l’ho già scritto su queste pagine, sono costosi e spesso sbriciolosi, a volte puzzolenti, insomma un problema. Agilmente risolvibile dai tappi a corona. Certamente occorrono produttori sicuri del fatto loro e clienti che guardano al contenuto più che al rito. Procuratevi Dilante di Maeli (Baone PD), una bottiglia che riunisce tutte le virtù (tappo a corona + colore rosa + rifermentazione in bottiglia + uve locali rarissime + vignaiola bellissima + territorio stupendissimo). Su maeliwine.com a 13,40 euri. E un altro rosa come il Ribelle, da uve barbera, prodotto da Camillo Donati (Felino PR). Il mio omonimo ha con le sue viti un rapporto talmente intimo da potarle personalmente. Il risultato di tanto amore lo ritrovi nel bicchiere e su vedstore.it: 12,40 e 13,50 euri (a seconda delle annate) la bottiglia normale, ma io esorto alla magnum, 32,50. Come ogni vero bevitore tendo a evitare gli aromatici (moscati, zibibbi, traminer…), che stufano subito. Dico la verità: l’ultimo ultimo dell’anno ho comprato il Moscato Dhjete di Musto Carmelitano (Maschito PZ), di cui non conoscevo l’esistenza, perché era l’unico vino frizzante tappato a corona sugli scaffali dell’enoteca in cui mi trovavo. Adesso che l’ho bevuto e ne ho verificato secchezza e non stucchevolezza, lo ricomprerei anche per motivi più intrinseci. Su compravini.it a 13,20 euri.

 

Tappo a vite

Per il tappo a vite valgono le stesse ragioni del tappo a corona, ma il gesto dell’apertura è ancora più sommesso, ancor meno rituale. Forse ci troviamo di fronte a una perdita simbolica, di certo realizziamo un guadagno sostanziale. Un vignaiolo coraggioso e libero come Walter Massa ha organizzato degustazioni alla cieca per testare vini uguali tappati in modo diverso. Risultato: rispetto ai tappi metallici il sughero perde sempre. Ad aprire questa sottolista non può che essere il Piccolo Derthona Terra, timorasso di Vigneti Massa (Monleale AL). Su avionblu.com a 12,70 euri. Da confrontare col Diletto, garganega di Nevio Scala (Lozzo Atestino PD). Detesto ogni forma di sport (“Successo o insuccesso non hanno nessun senso agli occhi di Dio”, Madre Teresa di Calcutta) e ignoro il valore di Scala come allenatore. Conosco invece l’indiscutibile valore di Scala come vitivinicoltore. Su callmewine.com a 11,90 euri. Infine un rosso. Olmo, equilibratissimo uvaggio sangiovese/montepulciano di Valturio (Macerata Feltria PU), smentisce la pigra associazione tappo a vite/vino bianco. Su xtrawine.com a un prezzo molto inferiore al valore: 7,93 euri.

 

Dolci

I vini dolci sono fuori moda, dunque ho ricominciato a berli (la stessa logica antigregaria che mi ha riportato a indossare sistematicamente la cravatta). Chiaro che bisogna procurarsi quelli buoni: in questo segmento appena sotto l’eccellenza si apre l’abisso. Fra gli emiliani cito il Passito di Malvasia Stradora di Quarticello, Montecchio Emilia (RE). Su pedrelli.com il mezzo litro a 26 euri. Fra i pugliesi cito il Moscato di Trani Estasi, viticoltore Franco Di Filippo (Trani). Su compravini.it il mezzo litro a 18 euri. Tra i veneti, infine, cito il Torcolato di Firmino Miotti (Breganze VI). Su callmewine.com la bottiglia normale (0,75) a 35 euri. Non vorrei mettervi fretta, la fretta è volgare e questi sono giorni in cui bisogna restare calmi: mi limito a farvi presente che nel momento in cui scrivo è rimasta una sola bottiglia, ed è il miglior vino dolce di cui serbi memoria.

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).