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Ha senso una Chiesa che si fa ambientalista e crocerossina?
I giovani non sono atei, ma indifferenti al fatto religioso. Che Dio esista o meno, non è un loro problema. Il problema di trovare la fede in una Chiesa che, tra lotta ambientalista e umanitaria, offre quel che già dà loro il mondo
Sui tavoli dei vescovi s’affastellano studi, ricerche e sondaggi: il refrain è lo stesso da tempo – da qualche decennio, va detto per evitare subito d’essere penosamente infilati nella lista nera dei cosiddetti antibergogliani –, la gente in chiesa non ci va più. Le messe si diradano e se una volta le parrocchie rivedevano orari e funzioni perché “non ci sono preti”, adesso il ragionamento si fa più sofisticato: si tagliano celebrazioni perché non ci sono più fedeli. D’inverno fa freddo, almeno al nord, e non ha senso tenere aperte chiese e pagare salate bollette del riscaldamento per i cinque-sei anziani che partecipano alle messe feriali. Quelle domenicali resistono, ma sempre più si accorpano, una volta qui e una volta là all’interno di foranie, decanati e vicariati. E’ di moda lo slogan “meno messe, più messa”, per dire che ormai non ha più senso celebrare per una decina di persone senza coro, senza lettori adeguatamente formati, senza chierichetti. Meglio una celebrazione in meno ma più curata che faccia davvero sentire quel sensus ecclesiae auspicato e auspicabile.
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- Matteo Matzuzzi
Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.