Il Papa nel suo labirinto
Il paradosso di un pontificato nato sul mito della collegialità. Mai come ora Francesco agisce da sovrano assoluto, tra epurazioni e rivoluzioni
Nel 2013 invocava autonomia dottrinale alle chiese locali. Il risultato? La rivolta dei vescovi tedeschi e il caos tra quelli americani.
Chissà se mentre preparava la Lettera al popolo di Dio che è in cammino in Germania, poi pubblicata alla fine di giugno del 2019, il Papa stava pensando al punto 32 del più importante documento del suo pontificato, l’esortazione apostolica Evangeli gaudium, il programma, la tabella di marcia, la bussola che ha orientato e tenta ancora di orientare i passi di Francesco. Era deciso, Bergoglio, in quel punto-chiave del testo, a dire che bisognava finalmente avviare la “conversione del papato”, coinvolgendo le conferenze episcopali nazionali affinché potessero “portare un molteplice e fecondo contributo acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente”. Scriveva, il Papa, che era necessario renderle “soggetti di attribuzioni concrete, includendo anche qualche autentica autorità dottrinale”, perché “un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria”.
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- Matteo Matzuzzi
Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.