Papa Francesco negli Emirati arabi uniti (LaPresse)

Un Papa fin troppo prudente ad Abu Dhabi

Redazione

Tanti buoni propositi nel discorso tenuto in occasione dell'Incontro interreligioso. Dalla libertà religiosa all'educazione. Toni soft e nessuna svolta

L’importanza storica del viaggio del Papa negli Emirati arabi uniti sta nel fatto che il vescovo di Roma è lì, nel Golfo, dove partecipa all’incontro interreligioso con i sapienti musulmani e dove –  soprattutto –  celebrerà la messa davanti a 150 mila cattolici. I discorsi, anche quelli ufficiali, lasciano il tempo che trovano. Sono rilevanti, restano agli atti, ma sarebbe stato avventato attendersi parole eclatanti da parte di Francesco dal palco del Founder’s Memorialdi Abu Dhabi.

 

Il Pontefice non ha detto nulla di nuovo, anche quando ha chiesto l’impegno a favorire la libertà religiosa a quelle latitudini. Perché negli Emirati arabi uniti c’è libertà di culto, non di religione. Una differenza non da poco. Il dialogo “quotidiano ed effettivo”, ha detto Bergoglio, “presuppone la propria identità, cui non bisogna abdicare per compiacere l’altro. Ma al tempo stesso domanda il coraggio dell’alterità, che comporta il riconoscimento pieno dell’altro e della sua libertà, e il conseguente impegno a spendermi perché i suoi diritti fondamentali siano affermati sempre, ovunque e da chiunque. Perché senza libertà non si è più figli della famiglia umana, ma schiavi. Tra le libertà – ha aggiunto – vorrei sottolineare quella religiosa” ed essa “non si limita alla sola libertà di culto”.

 

Al termine del discorso, il Papa e il Grande imam di al Azhar, Ahmed el Tayyeb, hanno firmato il documento sulla “Fratellanza Umana per la pace mondiale e la convivenza comune”. Si tratta, ha sottolineato la Sala stampa della Santa Sede di un “vibrante appello a rispondere con il bene al male, a rafforzare il dialogo interreligioso e a promuovere il rispetto reciproco per sbarrare la strada a quanti soffiano sul fuoco dello scontro di civiltà”. Intenzioni lodevoli, anche se l’averle espresse con el Tayyeb, un pacifista sui generis che raccomandò “l’unità contro l’occupante sionista” con tanto di benedizioni per i “martiri” che si facevano saltare in aria in Israele, lascia più di qualche dubbio sugli sviluppi futuri.