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La fuffa dei botti di capodanno vietati

Massimo Bordin

Il dibattito basato sul nulla a proposito dell'ordinanza dei sindaci è un metodo che vale anche per cose più serie

Nelle ultime ore dell’anno che finiva e in quelle successive, sui social impazzavano, oltre ai soliti menù e auguri d’occasione, due dibattiti: quello sul discorso televisivo del presidente della Repubblica e quello sulle ordinanze dei sindaci che vietavano i botti di fine anno. Sul primo troverete adeguate e più autorevoli analisi ed esegesi in altri articoli di questo stesso giornale. Qui ci si limita a una considerazione sugli ascolti registrati, più alti che in passato senza che la stampa avesse creato nei giorni precedenti un particolare clima di aspettativa. Qualcosa vorrà pur dire ma sicuramente nulla di negativo per il presidente della Repubblica.

 

Quanto al tradizionale dibattito sui botti, il tema delle iniziative dei sindaci merita forse una riflessione. Tutti gli anni le ordinanze sono seguite dalla precisazione, spesso già contenuta nel testo, che sono esclusi dal divieto, ovviamente, i giochi di fuoco autorizzati alla vendita e alla pubblica esibizione. Allora cosa si vieta? Semplice: quello che è già vietato. Sono i pericolosi manufatti di artigiani, a loro modo abili, dell’hinterland napoletano che gli altri mesi dell’anno si applicano a soddisfare le esigenze del racket estorsivo contro gli esercizi commerciali. Sotto Natale però lavorano a trik-trak che ricordano una batteria di missili Katyusha o alla ancóra ricercata, per i suoi effetti devastanti, bomba Maradona. Roba del genere può essere legalmente venduta? Ovviamente no e tanto meno fatta esplodere. Regolamenti di pubblica sicurezza e codice penale parlano chiaro. A che serve l’ordinanza? Ad aprire un dibattito fondato sul nulla. E’ un metodo che non vale solo per i botti ma anche per cose più serie.

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