Nicoletta Piergentili avvocato di Nicola Mancino (foto LaPresse)

La Prima Repubblica esce dal processo sulla "Trattativa"

Massimo Bordin

La notizia è che la procura di Palermo non ha impugnato la sentenza di assoluzione di Nicola Mancino

Scadevano ieri i termini per presentare i ricorsi nel processo sulla cosiddetta trattativa. La notizia è che la procura di Palermo non ha impugnato la sentenza di assoluzione di Nicola Mancino. La Prima Repubblica esce così dal processo principale. Resta in piedi, e si sta già svolgendo, il processo di appello contro Calogero Mannino che però, processato con rito abbreviato, è stato anch’egli assolto in primo grado. Si troveranno così sul banco degli imputati solo carabinieri e condannati definitivi per mafia, a incarnare la trattativa fra stato e Cosa nostra, svoltasi, secondo la sentenza di condanna, fra il 1992 e il 1993, giungendo al massimo ai primissimi mesi dell’anno successivo.

 

A rappresentare lo stato è rimasto un gruppo di carabinieri, nemmeno l’Arma complessivamente intesa, solo il Ros, senza adeguati mandanti. Sarebbe debole e la procura generale per tenere in piedi l’accusa ha una sola strada, uscito di scena il personale politico di quegli anni: puntare tutto sul connubio fra la strategia stragista della mafia e la preparazione del grande cambiamento politico del 1994. Fra gli imputati condannati in primo grado c’è Marcello Dell’Utri e l’idea di riprendere l’ipotesi originaria di un uso della mafia da parte di Berlusconi attraverso Dell’Utri per arrivare al potere potrebbe essere ripresa in considerazione.Il Ros diverrebbe così una specie di struttura privatizzata dal Cavaliere ma sarebbe l’unica differenza con l’inchiesta che partì, senza mai arrivare, proprio nel ’94. A condurla furono due pm: Ingroia, che poi avviò l’inchiesta sulla trattativa, e Scarpinato che ora dovrà concluderla. Un perfetto giro in tondo che torna al punto di partenza.

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