Il sottomarino John Warner (Foto U.S. Navy)

Lo “sparacazzatometro” sul sottomarino nucleare nel porto di Napoli

Massimo Bordin

La vibrante denuncia di Luigi De Magistris ha causato trambusto sui social network

Occorre un rapido riassunto di una questione effettivamente esilarante – già trattata ieri magistralmente da Massimo Adinolfi sulla prima pagina del Mattino dove dà conto del tentativo del sindaco De Magistris di inserirsi nella crisi siriana con un documento in cui stigmatizza il passaggio per le acque napoletane di un sottomarino americano a propulsione nucleare. Napoli è città denuclearizzata (qualsiasi cosa questo voglia dire) e quel natante (natante, proprio così c’è scritto) non poteva transitare per Napoli. Così ha vergato il sindaco sulla sua scrivania ingombra di corni di corallo, ceramiche di Pulcinella e palle di vetro col Vesuvio e la neve. Della involontaria comicità del comunicato ha già trattato Adinolfi, sorvolando sulla scrivania.

 

Merita però un’integrazione il trambusto causato sui social network dalla vibrante denuncia. Ovviamente lo stazionamento era nella zona militare del porto e Napoli è sede di un hub della Nato. Per di più il sottomarino è ripartito a marzo e nove giorni fa era segnalato a Gibilterra da dove si è effettivamente mosso verso la Siria. Questo ha determinato un ulteriore equivoco nel quale è incorso il professore Becchi che ieri ha denunciato il lancio di un missile che avrebbe raggiunto la Siria dal porto di Napoli. Il capitano Ultimo ha invece paragonato il sommergibile alle armi chimiche concludendo con le parole “troppe banche, troppe poltrone”. A quel punto i compagni della Wu Ming Foundation hanno chiesto di porre fine allo “sparacazzatometro”. Non sapevano che era già in stampa il manifesto col titolo “Giallo Sottomarino”.

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