Luigi Di Maio e Beppe Grillo (foto LaPresse)

Perché a Beppe Grillo va benissimo lo schema del 2013

Massimo Bordin

Di Maio dice che dopo le elezioni, se il M5s sarà il primo partito, chiederà agli altri di votare senza contropartite il programma pentastellato. È lo stesso copione che ha lasciato i Cinque stelle ai margini per tutta la scorsa legislatura

Andare a cercare le prove di un problema, o addirittura di un distacco, fra Beppe Grillo e il M5s nella ristrutturazione del blog personale del comico genovese è probabilmente una perdita di tempo. Grillo non campa facendo il “garante” del movimento che ha fondato, al massimo ne ricaverà qualche rimborso per i viaggi. Naturalmente vanno considerati anche i suoi rapporti con la Casaleggio & Associati, ma per il resto fa spettacoli, affitta teatri, firma contratti, e i contratti prevedono clausole e impegni, limitazioni. Probabilmente il suo blog personale non è esente da clausole limitative imposte da quei contratti. Più che altro Grillo che prende le distanze dal Movimento 5 stelle è un classico dell’informazione durante le campagne elettorali. Un cliché che, almeno finora, è stato smentito dai fatti. Un altro copione invece forse finiremo per rivedere, quello del 2013. Luigi Di Maio sembra avere già capito dove si andrà a parare e si cautela. Fateci caso e scoprirete che il “capo politico” ha di nuovo cancellato la parola alleanze dal suo vocabolario elettorale, e se ancora dice che il M5s non governerà da solo si premura subito di aggiungere che, se il movimento sarà la lista con più voti, farà un appello a tutti gli altri gruppi a votare senza contropartite il programma pentastellato. E’ esattamente lo schema del 2013 che ha lasciato ai margini i parlamentari a Cinque stelle per tutta la legislatura e ha offerto la possibilità a Paolo Gentiloni di ricordare, dalle colonne del Foglio, che i numeri dei sondaggi dicono che il M5s non ha alcuna possibilità di governare. Situazione che a Grillo va benissimo.

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