Jean-Claude Juncker (foto LaPresse)

Perché l'Ue è meno tecnocratica di quanto dicono

Massimo Bordin

Oltre all'Europarlamento, scelto in modo diretto dai cittadini, anche la Commissione ha una natura politica

Il rapporto fra la politica italiana e l’Unione europea produce equivoci e prese di posizione controverse non solo sulla questioni economiche. E’ pur vero che l’Unione è ancora lontana dall’incarnare il modello di unità politica perseguito tenacemente da Altiero Spinelli ma, con l’avanzare del tempo, una qualche voce in capitolo gli elettori hanno finito per averla non solo sulla composizione del Parlamento ma anche, indirettamente, su quella della Commissione. Jean-Claude Juncker, per dire, ne è al vertice sulla base della predominanza elettorale del Ppe che lo aveva proposto a quella carica nelle ultime elezioni continentali. Non c’è stato alcun voto diretto ma i diversi raggruppamenti siedono in Parlamento riuniti su base sovranazionale. E’ inevitabile, oltre che logico, che Juncker incontri il capo della principale formazione italiana che fa capo al Ppe. Forse inevitabili, ma non altrettanto logiche, sono le critiche rivolte per questo incontro da Verdi e M5s al presidente della Commissione europea. Allo stesso modo potevano apparire incongrue, e forse nemmeno inevitabili, le accuse di ingerenza nei confronti del commissario europeo Pierre Moscovici, socialista che ovviamente preferisce il programma elettorale del Pd a quello dei partiti concorrenti. L’equivoco, dal quale sarebbe bene uscire, sta forse nel continuare a considerare solo come tecnocratico un potere come quello europeo che sempre più poggia sulla politica e, sia pure pure ancora indirettamente, sul voto.