Giuliano Pisapia (foto LaPresse)

Due paradossi sinistri

Massimo Bordin

Le alleanze a sinistra non si sono ancora definitivamente assestate

Le alleanze a sinistra non si sono ancora definitivamente assestate, tutt’altro, ma già producono interessanti paradossi. Vediamone due. Lo scontro a distanza fra Pisapia e D’Alema si è spostato retrospettivamente nel momento in cui l’ex sindaco di Milano ha rievocato in chiave polemica la sua opera di volontario nei campi profughi del Kosovo, allora bombardato con l’attiva collaborazione del governo presieduto da D’Alema.

 

Il paradosso sta nella attuale collocazione dei due protagonisti della polemica. Pisapia si sta alleando con un partito che vede al suo interno ministri e autorevoli esponenti di quella maggioranza che l’intervento militare nei Balcani votò e non ha mai rinnegato. Al contrario Massimo D’Alema è attualmente un esponente di punta di una aggregazione composta non marginalmente da chi allora manifestò in piazza proprio contro di lui, additandolo come un guerrafondaio e anche in questo caso non risultano ripensamenti da parte dei manifestanti dell’epoca. Sono certo rovesciamenti di posizione che in politica si verificano da sempre ma non è forse inutile tenerli a mente.

   

Il secondo paradosso riguarda solo Giuliano Pisapia nella sua opposizione, o almeno ritrosia, nell’accettare come alleato Angelino Alfano. In linea di principio si può anche capire ma in concreto è difficile capacitarsi, per un elettore che volesse votare una lista “più di sinistra” del Pd, della presenza in essa di Bruno Tabacci e Angelo Sanza, che certo non vengono dalla “società civile” né dai movimenti di lotta.

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