LaPresse/Roberto Monaldo

Liberi, uguali (e pochi)

Redazione

Scaramanzie del Pd e sondaggi sul peso di Grasso e di Pisapia. Intanto Renzi attacca a destra

I renziani fanno mostra di non essere troppo preoccupati per la nascita di Liberi e uguali. E fanno filtrare sondaggi secondo i quali la sinistra guidata da Piero Grasso oscilla tra il 4,9 e il 6 per cento. Ma in realtà un po’ di apprensione c’è. E non riguarda solo i collegi che il Partito democratico rischia di perdere grazie alla discesa in campo della Cosa rossa. Oltre alle rilevazioni sui numeri ci sono quelle che riguardano il sentiment degli italiani. Rivelano che una grossa fetta dell’elettorato ha bisogno di essere rassicurata. E’ un fenomeno trasversale che riguarda tutti gli schieramenti politici e tutti i blocchi sociali. E che è forte anche nell’elettorato di centrosinistra, soprattutto in quello più anziano e conservatore. Ed è proprio quello l’elettorato che potrebbe spostarsi sulla nuova formazione politica che ha fatto il suo debutto il 3 dicembre a Roma.

  

Senza più i D’Alema e i Bersani, senza la parola sinistra nel logo, con un anziano signore dall’aria bonaria e che appare come nuovo nella ribalta della politica, Liberi e uguali potrebbe attirare la maggioranza di quella fetta di elettorato spaventato in cerca di rassicurazione. Del resto, i sondaggi sui numeri fatti finora sulla sinistra non hanno grande valore. Secondo gli esperti bisognerà aspettare almeno un mese per capire veramente qual è la reale consistenza della nuova formazione guidata da Grasso.

  

Come se non bastasse la sinistra alleata del Pd stenta a decollare. Per avere reali chance elettorali dovrebbe innanzitutto candidare Giuliano Pisapia. Il Pd lo ha fatto presente all’ex sindaco di Milano che pare abbia capito. Ma non basta nemmeno Pisapia, ci vogliono altri uomini (e donne, ovviamente) simbolo per rendere effettivamente attrattiva quella sinistra e per sperare di sottrarre voti a Liberi e uguali e di riportare una parte dell’elettorato in sonno a votare. Già, la scommessa per il centrosinistra si basa tutta sulla lotta all’astensionismo. E al Nazareno sanno perfettamente che non sarà facile vincere quella sfida.

   

Per parte sua il Pd deve lavorare molto per riuscire a raggiungere quota 30 per cento. Attualmente questo è un obiettivo che appare irraggiungibile, anche se la fiducia dell’elettorato in Matteo Renzi, stando agli ultimi sondaggi, è aumentata del cinque per cento. Non basta, però. Anche la recente battaglia sulle fake news non sfonda più di tanto. O, meglio, fa presa sull’elettorato già intenzionato a votare per il Partito democratico.

  

Per tutte queste ragioni Matteo Renzi sta ricalibrando la sua campagna elettorale. O per essere più precisi, il segretario del Pd sta pensando di tornare allo scherma originale: centrosinistra contro centrodestra, come se la partita per il governo del paese fosse solo tra questi due schieramenti, con la conseguenza che la sconfitta del primo fonte provocherebbe automaticamente la vittoria di Berlusconi e Salvini. E la manifestazione che il Pd ha indetto a Como per sabato prossimo contro la nuova destra va proprio in questa direzione. Si spera così di mobilitare il proprio elettorato e, nel contempo, di convincere gli incerti che contro il centrodestra c’è un solo voto utile, quello dato al Partito democratico. La strada, comunque, è ancora lunga, anche se dal Quirinale hanno ribadito che per quanto riguarda il voto non si andrà oltre marzo 2018. L’unica incertezza riguarda la data: sarà inizio o fine marzo?