Ignazio Marino ospite della trasmissione "In 1/2 ora" (foto LaPresse)

Marino rinviato a giudizio per una querela dei 5stelle

Massimo Bordin

I fatti risalgono al 2015 quando il M5s chiese le dimissioni dell’allora sindaco

Ieri solenne inaugurazione dell’Anno giudiziario e, come è giusto, oggi massima attenzione sui giornali a quanto si è detto in quella sede sullo stato della giustizia. Qui oggi però si propone qualcosa avvenuto nella stessa giornata, sempre a Roma ma non nelle un po’ lugubri aule del vecchio Palazzo di giustizia di piazza Cavour ma in quelle, perennemente in ristrutturazione di piazzale Clodio. Protagoniste, non le toghe bordate di ermellino ma due magistrate, giudici della udienza preliminare. La notizia sta in un piccolo processo che si terrà giusto fra un anno. Così ha deciso il gup Alessandra Boffi che ha rinviato a giudizio l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino contro il parere della Procura che aveva chiesto di non dare ulteriore seguito alla denuncia per diffamazione presentata dal movimento cinque stelle. Analoga richiesta era stata prospettata l’anno scorso di fronte al gup Cinzia Parasporo che pure l’aveva respinta. Ora dunque il processo dovrà farsi. I fatti risalgono al 2015 quando il M5s chiese le dimissioni dell’allora sindaco. Marino rispose che quella richiesta era la stessa di Carminati e Buzzi e che dunque era la stessa posizione della mafia. Il M5s lo querelò. Ieri il gup ha deciso che le parole di Marino non possono essere comprese nel diritto di critica e sono piuttosto l’evidente lesione della reputazione di un partito. Certo può apparire singolare che proprio i cinque stelle siano per una volta parte lesa di un metodo da loro ampiamente praticato, ma si può anche fare astrazione dai protagonisti della causa e concentrarsi su quanto il piccolo processo che si terrà fra un anno tocchi una grande questione che avvelena il dibattito civile da almeno un trentennio.

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