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barbari foglianti

Per i referendum sulla giustizia, confidiamo in Amato

Roberto Maroni

Il nuovo presidente della Corte costituzionale è la persona giusto per decidere in modo indipendente. Potrebbe essere finalmente l’inizio di un percorso di riforma (anzi, di rivoluzione) mai visto prima. E assolutamente necessario

Oggi la Corte costituzionale si pronuncia circa l’ammissibilità dei sei referendum sulla giustizia presentati dalla Lega. Sono referendum molto incisivi, capaci di dare una svolta innovativa a un sistema giudiziario vetusto. Spero davvero che la Suprema corte dia il via libera a tutti i quesiti, abbia cioè il coraggio di non cedere alle pressioni che si annunciano fortissime della lobby (anzi, della casta) di quei magistrati che, come hanno scritto qualche tempo fa i giornali, frequentano logge massoniche. Conosco bene Giuliano Amato, nuovo presidente della Corte costituzionale. È stato per noi leghisti della prima ora un avversario politico davvero imprevedibile e capace. È per questo che lo stimo molto. Era un craxiano illuminato, i cui meriti lo hanno premiato, a differenza di tutti gli altri membri dell’allora onnipotente Partito socialista italiano. Per questo confido nella capacità del presidente Amato di decidere in modo indipendente. Potrebbe essere finalmente l’inizio di un percorso di riforma (anzi, di rivoluzione) mai visto prima. E assolutamente necessario. Porre rimedio alle interferenze della magistratura sulla politica è un atto dovuto. Secondo l’insegnamento di Montesquieu sulla separazione dei poteri “non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo”. Dall’epoca di Mani pulite (quando scoppiò Tangentopoli) la separazione è stata archiviata. I tre poteri devono ora essere rimessi sullo stesso piano. Stay tuned.

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