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I buoni motivi per fare esprimere i cittadini sulla giustizia

Le lettere al direttore Claudio Cerasa del 15 febbraio 2022

Al direttore - La mattina del 17 febbraio al quarto piano celebrano il compleanno con la scopertura di una targa con le parole intercettate a Chicchi Pacini Battaglia: “Di Pietro e Lucibello mi hanno sbancato”.
Frank Cimini


 

Al direttore - Tutto iniziò nel 1992 con l’arresto, eseguito da Tonino Di Pietro, del presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, Mario Chiesa, mentre intascava una mazzetta. Craxi, che lo aveva nominato, lo liquidò: “E’ solo un mariuolo”. Chiesa – che ha 75 anni, mentre Bettino è morto 22 anni fa a Hammamet – si offese. E vuotò il sacco.  In un sacchetto di plastica Gabriele Cagliari, presidente socialista di Eni, infilò la sua testa, suicidandosi, dopo 4 mesi di detenzione preventiva a San Vittore. Stefano Cagliari, figlio del presidente Eni, ha pubblicato, per Longanesi, il libro, “Storia di mio padre”, scritto con Costanza Rizzacasa D’Orsogna, inserendo le lettere vergate dal  padre a San Vittore. “Siamo cani in un canile – scrisse il numero uno di Eni – dal quale ogni procuratore può prelevarci per fare la sua propria esercitazione e dimostrare che è più bravo o più severo di quello che aveva fatto in un’analoga esercitazione, alcuni giorni prima, o alcune ore prima”. “Leggendo  le ultime missive di Cagliari, il sentimento dominante, oltre a una sincera compassione, è il rammarico per una grande occasione perduta”, ha rilevato, non a torto, Carlo Nordio, già procuratore generale di Venezia, candidato da Giorgia Meloni al Quirinale.
Pietro Mancini


  
Al direttore - Il pelo nell’uovo? Chapeau a Giuliano Amato, da pochi giorni al vertice della Consulta, e subito sfodera la sua anima politica inossidabile. Oggi la Corte che presiede deve decidere sui referendum per la giustizia. E lui si sbilancia in un comunicato inusuale per il ruolo. Da presidente anticipa pubblicamente il suo orientamento: si proceda con i referendum. Se poi i suoi colleghi decideranno di bocciare a maggioranza (in cerca del pelo nell’uovo: il giurista spesso questo deve fare, no? Anche dal dottor Sottile ci si aspetterebbe questo), contro il suo parere, sarà problema loro. Lui si è affrancato politicamente, per l’ennesima volta. Inutile ricordare i precedenti. Tra pochi mesi diventerà uno dei tanti presidenti emeriti della Corte costituzionale. Pronto per nuove avventure, con il vento a favore anche del centrodestra (o di quel che ne rimane). Se il Mattarella bis dovesse durare sette anni, da vispo novantenne lui sarà pronto nel 2029 per proporsi al Quirinale. Anche prima, ovviamente.
Antonio Mastrapasqua

 

È oggettivamente inusuale che un presidente della Corte si esprima in questo modo prima di una decisione della Corte. Ma Amato, come ha ricordato ieri Stefano Ceccanti, in fondo ha detto una cosa ovvia: nel dubbio si decide a favore dell’esercizio di un diritto del cittadino che valuterà nel merito le ragioni di un sì o quelle di un no. E visto come si stanno mettendo le cose, far esprimere gli italiani sulla giustizia potrebbe essere un modo mica male anche per dare alla riforma della giustizia, in Parlamento, il sostegno che merita. Ne riparleremo.
 

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