ANSA/RICCARDO ANTIMIANI 

Barbari Foglianti

La politica tra il vecchio e il nuovo

Roberto Maroni

Da un lato Silvio Berlusconi, il solito cavallo di razza della politica italiana, dall'altra Luigi Di Maio, che con il suo MoVimento sta vivendo un cambiamento epocale

E’ un momento interessante per la politica italiana. Vecchio e nuovo si contendono la scena, sparigliando le carte in tavola e aprendo prospettive nuove e (a volte) sorprendenti. Due protagonisti sotto i riflettori: il vecchio (sarebbe meglio dire eterno) giocatore di poker Silvio Berlusconi e il nuovo astro crescente Luigi Di Maio. Il primo esce vincitore dalla contesa apertasi nel centrodestra sulla “pazza idea” di salvare il governo al Senato sullo scostamento di bilancio. Alla fine anche Lega e FdI hanno votato a favore, nonostante i distinguo malpancisti. Le zampate del Cavaliere le ho vissute tutte, nella Seconda Repubblica, e ancora adesso il cavallo di razza sa come mettere a frutto la sua capacità di leadership senza età.

 

Dall’altra parte, sul fronte del nuovo, ci sono i 5 Stelle. Dopo gli Stati generali il Movimento cambia pelle: l’evoluzione in atto in casa pentastellata è da movimento a partito. I segnali di questo cambiamento epocale ci sono tutti: il rafforzamento come leader del governista Di Maio, la sconfitta della corrente antagonista di Casaleggio e Di Battista, la nuova segreteria che nascerà entro fine anno e che sarà collegiale, in controtendenza rispetto alle leadership individualiste degli altri partiti. Ho vissuto anch’io dentro la Lega di Bossi la transizione da movimento a partito. Un’evoluzione verso la maturità non facile, ma necessaria per un progetto politico che voglia durare. E soprattutto utile per la stabilità delle istituzioni. Stay tuned.