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Bandiera Bianca

Il down di Meta ci ricorda che cos'è la vera felicità

Antonio Gurrado

Abbiamo inventato i reel, le stories, i post e la messaggistica allo scopo di controllare la nostra infelicità minuto per minuto. Basterebbe non compulsare i social per non pensarci ed essere più felici

Ieri pomeriggio, per due ore, sono stato felice. È accaduto in esatta concomitanza con la défaillance dei server di Meta, che non ha fatto funzionare per due ore né Facebook né Instagram né WhatsApp, ma attenzione: la mia non è la felicità di Elon Musk, tutto gongolante perché i server di X/Twitter stavano una bellezza, e neppure quella dei passatisti, secondo i quali due ore senza telefonino bastano a far riscoprire la bellezza della vita vera e balle varie. No, intendo proprio che sono stato felice perché, nelle due ore in cui la gente dava craniate al muro mentre i messaggi WhatsApp non partivano, i reel su Instagram non si caricavano, il profilo Facebook non veniva riconosciuto, io non me ne sono nemmeno accorto poiché stavo facendo altro.
 

Adesso non so cosa forse scrivevo, forse lavoravo, forse leggevo o mi allenavo o uscivo a prendere un caffè; so però che la felicità consiste esattamente in questo: fare altro, non pensarci, arrivare a sera (e possibilmente anche alla mattina dopo) senza accorgersene. Abbiamo invece inventato i social, i reel, le stories, i post e la messaggistica allo scopo di controllare la nostra infelicità minuto per minuto.
 

Le nostre vite ci annoiano nei momenti pieni, quindi mettiamo mano al telefono per distrarci; le nostre vite ci spaventano nei momenti vuoti, quindi ci consegniamo all’infinito scrolling per non restare mai senza riempitivi che ci ottundano. Se invece abbiamo dell’altro da fare, come è capitato a me nelle famose due ore di ieri, il nostro pensiero va altrove rispetto al nostro pollice, il tempo passa e non ce ne rendiamo conto perché non stiamo sempre lì a compulsare il metronomo della nostra anima. Io, ad esempio, del malfunzionamento di Meta ho appreso solo stamattina dai quotidiani; quindi, forse, ieri sono stato felice tutta la giornata.

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