Ecco il #metoo scolastico, che non è così diverso dalla democrazia diretta

Antonio Gurrado

In un liceo di Bolzano i ragazzi fanno la classifica delle compagne più belle. E partono le accuse di sessismo

Una cosa che non si fa è stata fatta dagli alunni di un liceo di Bolzano, i quali hanno stilato una classifica intitolata (cito testualmente) Figadvisor per il piacere di porre in lista le loro compagne di scuola (cito di nuovo testualmente e mi scuso) più o meno bombabili. Il foglio è finito nelle mani delle ragazze, o peggio ancora i ragazzi stessi l'hanno consegnato loro, e le interessate hanno reagito con una richiesta scritta di scuse giustamente supportata dal preside. Scuse accettate e finita lì. Se non che la storia è planata sui giornali, quindi giù con intemerate contro il machismo, appelli al #metoo scolastico, dibattiti su quanto l'accaduto andasse considerato goliardata o molestia. Qualcuno azzarda che l'abbiamo fatto tutti prima di maturare, qualcun altro accusa le ragazze dei suoi tempi di aver fatto altrettanto ai maschi (causandogli magari un trauma perché era finito fuori dalla zona Uefa). Nessuno tuttavia coglie il punto: la classifica irriferibile può essere considerata l'espressione, tramite uno strumento di consultazione non convenzionale, del parere insindacabile di una parte di popolo che può essere definita pancia o, nella fattispecie, basso ventre. Allora perché quando dieci adolescenti fanno la classifica delle compagne tutti si mettono a strillare, mentre quando adulti a migliaia votano sulla piattaforma Rousseau è il trionfo della democrazia diretta?

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