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Date il Premio Pirandello al milionario che ha chiesto il reddito di cittadinanza

Antonio Gurrado

Il caso paradossale di un ricco imprenditore veneto che, fosse stato solo un po' più lungimirante, avrebbe potuto svelare il senso imprevisto del provvedimento voluto dai gialloverdi

Se esistesse un Premio Pirandello, da assegnarsi al personaggio di cronaca la cui lucida follia meglio esemplifica la nostra, quest’oggi andrebbe all’imprenditore veneto che ha chiesto il reddito di cittadinanza pur essendo milionario. Colpisce, del suo istinto creativo, non tanto che abbia fatto domanda per ottenere un beneficio cui non aveva diritto quanto, piuttosto, che abbia brigato per intascare soldi di cui non aveva bisogno. Non solo: attratto dal miraggio di una cifra che non gli avrebbe fatto cambiare posizione, quasi spiccioli per lui, avrà pure perso tempo a far la fila in Posta o a compilare scartoffie al Caf o, peggio, a impelagarsi nell’avventuroso labirinto dei siti istituzionali, rimettendoci magari in fatturato quando avrebbe potuto permettersi di pagare qualcuno per farlo al posto suo. Fosse stato solo un po’ più lungimirante, un po’ più visionario, forse quest’uomo sarebbe riuscito a scorgere un senso imprevisto del reddito di cittadinanza: far ottenere ai poveri che ne hanno bisogno l’impegno di richiederlo per conto di ricchi che non ne hanno diritto, coalizzandoli per turlupinare lo Stato e fungendo così da vero e autentico collante sociale. Altro che navigator.

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