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Boldi e De Sica o Salvini e Di Maio?

Antonio Gurrado

Dicono che le parole chiave sono popolo e cambiamento. Popolo perché gli italiani volevano vederli insieme, cambiamento perché gli italiani erano stufi del solito vecchio film e si aspettavano qualcosa di nuovo

Dicono, in sintesi, che le parole chiave sono popolo e cambiamento. Popolo perché gli italiani volevano vederli insieme e non ce la facevano più ad aspettare la loro interazione. Cambiamento perché gli italiani erano stufi del solito vecchio film e si aspettavano qualcosa di nuovo, che volgesse lo sguardo non più alle élite ma “a una borghesia sottotono, sempre più povera”. Per questo si sono messi al lavoro con pochi soldi ma cercando giovani volenterosi che ci sapessero fare, per riuscire a parlare non solo alla pancia ma anche al cuore del Paese; i risultati li hanno premiati perché gli italiani si sono messi in fila per esprimere il proprio apprezzamento. Pazienza se certe manfrine, certi giri di frase suonano già sentiti e un po’ bolsi alle orecchie esperte dei soliti professoroni, pazienza se non si capisce chi dei due sia il vero protagonista o faccia da spalla all’altro e se talvolta sembrino voler rubarsi la scena: ciò che conta è “l’istantanea sintonia” fra loro, che emerge lampante “anche nell'improvvisazione”: come quando a un certo punto sorge un problema di soldi, un contenzioso con grigi e arcigni legulei, e loro in un attimo si guardano e se n’escono con una soluzione geniale: il gesto dell'ombrello, “tie’!”. Sarà che stamattina era presto e avevo sonno, sarà che l'hanno pubblicata fuori dalle pagine degli spettacoli, ma fino all’ultima riga ho letto l’intervista del Corriere a Boldi e De Sica convinto che fosse a Salvini e Di Maio.