Il voto del 4 dicembre pare abbia spaccato anche il gruppo che vinse i Mondiale dell'82 e che fece della coesione la sua arma segreta per vincere la Coppa del Mondo
23 Novembre 2016 alle 16:30
Oppositori del referendum (foto LaPresse)
Si spacca l'Italia del Mundial, leggo in prima pagina su Repubblica. Corro pertanto subito al reportage nelle pagine interne, domandandomi cosa mai possa avere spinto a litigare la nazionale campione del mondo del 1982, cosa possa avere diviso il gruppo che dalla notte di Madrid fu additato a modello di rettitudine e fermezza, coesione e serietà; quegli stessi eroi unitissimi nel portare in trionfo Enzo Bearzot appena vinto il titolo iridato, e portarlo nuovamente in trionfo undici anni dopo alla vittoria di un torneo amichevole per ex calciatori, e ancora nel 2010, ingrigiti alfine, portarne in trionfo la bara nel giorno del funerale. Causa del contendere è, apprendo, il referendum: si avvicina il 4 dicembre e la squadra si dilania riguardo alla decisione di Collovati e Tardelli, che apertamente appoggiano il Sì.
Il centrodestra e il manifesto per il Sì
Cosa riscoprirà Berlusconi rileggendo il suo gran discorso del 1995, che con ventun anni di anticipo intuì quali erano i limiti del sistema istituzionale italiano.
Chissà quanti per il No, mi dico, e leggendo l'articolo percorro ordinatamente i volti della formazione schierata in posa prima del fischio d'inizio della finalissima contro la Germania Ovest. Zoff non dichiara il voto. Graziani non risponde. Bergomi è indeciso. Scirea ci ha fatto piangere tantissimo morendo in Polonia un quarto di secolo fa. Gentile non risponde. Bruno Conti e Paolo Rossi sono indecisi. Oriali non risponde. Cabrini (che nel frattempo è stato anche iscritto all'Italia dei Valori) non dichiara il voto. Terminata la ronda, mi ricordo che nell'82 l'Italia vinse il Mondiale dopo avere indetto un impenetrabile silenzio stampa; richiudo Repubblica.
Lascia il tuo commento
Condividi le tue opinioni su Il Foglio
Commenti all'articolo
Nambikwara
24 Novembre 2016 - 11:11
Un altra piccola riprova, se ce ne fosse ancora bisogno, di come il referendum stia spaccando l'Italia: ne valeva la pena? Considerando che una piccola percentuale dei votanti "entra" nei meandri tecnici e comunque, alcuni, contraddittori (vedi Senato) oggetto del Referendum. E' stato, io credo e tutto sommato, un azzardo nei tempi e nei modi: alcune priorità economiche per il Paese attendono e si poteva includere il Referendum come campagna elettorale per la scadenza del 2018.
Report
Rispondi