Oppositori del referendum (foto LaPresse)

Il silenzio stampa dell'Italia del Mundial sul referendum

Antonio Gurrado

Il voto del 4 dicembre pare abbia spaccato anche il gruppo che vinse i Mondiale dell'82 e che fece della coesione la sua arma segreta per vincere la Coppa del Mondo

Si spacca l'Italia del Mundial, leggo in prima pagina su Repubblica. Corro pertanto subito al reportage nelle pagine interne, domandandomi cosa mai possa avere spinto a litigare la nazionale campione del mondo del 1982, cosa possa avere diviso il gruppo che dalla notte di Madrid fu additato a modello di rettitudine e fermezza, coesione e serietà; quegli stessi eroi unitissimi nel portare in trionfo Enzo Bearzot appena vinto il titolo iridato, e portarlo nuovamente in trionfo undici anni dopo alla vittoria di un torneo amichevole per ex calciatori, e ancora nel 2010, ingrigiti alfine, portarne in trionfo la bara nel giorno del funerale. Causa del contendere è, apprendo, il referendum: si avvicina il 4 dicembre e la squadra si dilania riguardo alla decisione di Collovati e Tardelli, che apertamente appoggiano il Sì.

 

Chissà quanti per il No, mi dico, e leggendo l'articolo percorro ordinatamente i volti della formazione schierata in posa prima del fischio d'inizio della finalissima contro la Germania Ovest. Zoff non dichiara il voto. Graziani non risponde. Bergomi è indeciso. Scirea ci ha fatto piangere tantissimo morendo in Polonia un quarto di secolo fa. Gentile non risponde. Bruno Conti e Paolo Rossi sono indecisi. Oriali non risponde. Cabrini (che nel frattempo è stato anche iscritto all'Italia dei Valori) non dichiara il voto. Terminata la ronda, mi ricordo che nell'82 l'Italia vinse il Mondiale dopo avere indetto un impenetrabile silenzio stampa; richiudo Repubblica.

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