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Dopo il referendum, le elezioni

Redazione

L’argomento fasullo di chi dice No perché vuole votare subito (accadrà).

Uno degli argomenti più fasulli che circolano a sostegno della bocciatura della riforma costituzionale è che questo – il No – sarebbe l’unico sistema per andare rapidamente a una verifica elettorale. In realtà anche, forse soprattutto, in caso di vittoria del Sì, si esaurirebbe il mandato in base al quale è stato costituito il governo, un mandato legato proprio alla riforma istituzionale.

La base politica dell’accordo tra Matteo Renzi e quella parte di moderati provenienti da Forza Italia che ha scelto di continuare la collaborazione era l’intesa a suo tempo stipulata anche con Silvio Berlusconi per la riforma costituzionale. Una volta che questo obiettivo sia stato ottenuto (o che sia definitivamente naufragato) e in presenza di una robusta dissidenza da parte della sinistra del Pd, il quadro politico risulta modificato e questo richiede una verifica elettorale. Altrimenti l’esecutivo dovrebbe logorarsi in una specie di ordinaria amministrazione. Dopo l’inverno, durante il quale si svolgeranno le assise interne alle varie formazioni politiche per fare il bilancio dell’esito referendario e trarre le conseguenze dalle divisioni interne (nel Pd ma non solo nel Pd) si aprirà logicamente e fisiologicamente una nuova fase politica, che ha bisogno del sostegno diretto dell’elettorato per legittimarsi.

Quando Renzi dice che non vuole galleggiare, anche se lo fa per invitare l’elettorato a sostenere il Sì, sa bene che questa sarebbe comunque la prospettiva anche dopo una vittoria, se non si passa per una verifica elettorale che sancisca i nuovi equilibri politici. In questo, peraltro, non c’è alcun elemento di drammatizzazione: la legislatura è nata senza maggioranza, si sono costituiti un paio di governi con il mandato di realizzare una semplificazione istituzionale, con maggioranze piuttosto variabili. Al termine di questo percorso è del tutto ragionevole che si ritorni al corpo elettorale, magari con una legge elettorale che consenta di evitare soluzioni pasticciate (il che sarebbe naturalmente più facile se ci fosse una sola camera abilitata a conferire la fiducia). Quelli che ora strepitano di volere elezioni a ogni costo saranno accontentati, ma per la fora delle cose, non per la loro inutile irruenza.