Parola per parola la “trasparenza” atomica dell’iraniano Rohani Nell’entusiasmo internazionale che circonda l’ascesa del neo presidente iraniano Hassan Rohani, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è l’unica voce fuori dal coro: la moderazione del nuovo numero due di Teheran è solo fumo negli occhi, wishful thinking. “Per noi non cambia nulla”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon, nel frattempo però la luna di miele tra il presidente Rohani e le cancellerie occidentali si è aperta in grande stile. Secondo il New York Times la sua elezione “è molto promettente”, il ministro degli Esteri Emma Bonino e il presidente francese François Hollande caldeggiano la partecipazione dell’Iran alla conferenza di pace sulla Siria Ginevra 2, la Russia rappresenta la vittoria di Rohani come una specie di primavera iraniana cui spalancare le braccia. Tatiana Boutourline 20 GIU 2013
In Iran Rouhani luccica come un nuovo, furbissimo Khatami Dimentichiamoci gli insulti e le invettive à la Mahmoud Ahmadinejad, Hassan Rouhani, il nuovo numero due di Teheran, è un principe della nomenclatura che sa calibrare ogni parola. La sua prima conferenza stampa da presidente eletto è stata un capolavoro di astuzia e self control. Rouhani ha snocciolato parole come “moderazione”, “speranza”, “dialogo”, “partecipazione” con l’espressione paterna e i gesti di un professore. Più che un profeta del “riformismo dall’alto” pareva un campione del “tarof”, quel misto di regole, complimenti e cortesie esagerate che da duemila anni tiene insieme la società iraniana. Tatiana Boutourline 18 GIU 2013
Il “moderato” in Iran è un mullah-tecnico con una chiave in mano Martedì 4 giugno in Iran è stata una giornata particolare. A Teheran lo stato maggiore del regime commemorava la morte dell’ayatollah Khomeini e la Nazionale di calcio batteva il Qatar in una partita per la qualificazione ai Mondiali. Mentre Mohammad Bagher Ghalibaf e Saeed Jalili facevano a gara per farsi immortalare il più vicino possibile al Leader supremo, il “candidato moderato” alle presidenziali del prossimo 14 giugno Hassan Rouhani è corso a Isfahan a piangere la dipartita dell’ayatollah Taheri. Una scelta strana, che ad alcuni è parsa una mossa suicida e ad altri un azzardo denso di presagi. Tatiana Boutourline 14 GIU 2013
Tra il palazzo e le urne Nell’Iran al voto c’è chi sogna un candidato che mangi la pizza Tra i candidati alle presidenziali iraniane non c’è mai stato nessuno come Zahra. Ha 52 anni e se li porta tutti addosso, non può essere tacciata di avere un aspetto o tic da “occidentalizzata”. E’ una donna del popolo che parla pane al pane e non si inerpica in citazioni filosofiche. A differenza di Mir Hossein Moussavi e Mehdi Karroubi, leader dell’Onda verde e della piazza per default, Zahra non ha paura. Provoca con domande irrituali: “Imporre il velo alle donne e lapidarle vi ha reso musulmani migliori?,” e il suo sarcasmo non risparmia neanche l’ayatollah Ali Khamenei. Tatiana Boutourline 14 GIU 2013
In Iran i pasdaran sono divisi in tre parti (e nessuna è viola) A due giorni dal voto in una Teheran in cui non c’è grande piazza senza una mezza dozzina di camionette della polizia, restano solo “sei piccoli indiani” a contendersi la poltrona di Mahmoud Ahmadinejad. Ha abbandonato la corsa il consuocero di Khamenei, Gholam Ali Haddad Adel, e ha rinunciato anche Mohammed Reza Aref, il candidato “riformista” cui la strana coppia composta da Mohammed Khatami e Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, numi tutelari del (fuorviante) “gradualismo democratico”, ha preferito il “moderato” Rouhani. Tatiana Boutourline 12 GIU 2013
Dynasty - Pakistan edition Il perimetro della sua cella nel forte di Attock era lungo trentadue passi. Due volte al giorno, all’alba e al tramonto Mian Muhammad Nawaz Sharif misurava quei confini per scandire le ore nell’antica fortezza Moghul abbarbicata su una collina stretta tra l’Indo e la strada per Peshawar. Condannato a 14 anni di “carcere duro”, imprigionato da un capo dell’esercito da lui stesso nominato – quel generale Pervez Musharraf oggi agli arresti domiciliari e interdetto a vita dai pubblici uffici – irriso dalle guardie e da ex funzionari passati con nonchalance nel campo dei suoi avversari, nel 2000 Sharif era un uomo finito. Nel dicembre di quell’anno la famiglia reale saudita negoziò la sua liberazione. L’ex primo ministro si trasferì a Gedda. Tatiana Boutourline 10 MAG 2013
La relatività delle “red line” Sulla Siria, Teheran fa il verso a Obama con il “piano Suleimani” Teheran fa il verso a Washington e ribadisce che l’uso di armi chimiche è la sua linea rossa e suggerisce di indagare sugli insorti, chiama i “fratelli arabi” a reagire agli strike israeliani e l’Onu a condannare il governo di Gerusalemme. Così mentre ogni giorno si allunga la conta dei morti siriani e sale la temperatura della guerra fredda con Israele – ieri quattro peacekeeper dell’Onu sono stati “rapiti” o “detenuti” sul Golan dai ribelli siriani – a Teheran si ragiona a freddo. In visita in Giordania a pochi giorni dal viaggio di re Abdullah II a Washington, e di quello del ministro degli Esteri giordano a Roma dove incontrerà il segretario di stato americano John Kerry, il capo della diplomazia iraniana Ali Akbar Salehi ha invitato il regime di Damasco a dialogare con l’opposizione allo scopo di formare un governo di transizione. Tatiana Boutourline 07 MAG 2013
In confronto Gaza è niente "Maestà dovremmo clonarla”, disse Barack Obama a re Abdullah II di Giordania durante una cena, nell’estate del 2008. Il sovrano hashemita sorrise e un consigliere sussurrò a un altro: “Quando serve, gli americani possono essere dolci come baklawa”. Non era il primo colloquio tra il senatore democratico e il sovrano hashemita, si erano già incrociati un paio di volte a Capitol Hill, ma quell’incontro fu significativo. Tatiana Boutourline 25 NOV 2012
Sex and ayatollah Se un antropologo marziano arrivasse in Iran allo scopo di carpire l’essenza dell’homo islamicus, un ambasciatore della Repubblica islamica d’Iran gli spiegherebbe che modestia e castità sono virtù imprescindibili per ogni buon rivoluzionario. La difesa della pubblica moralità è il presupposto su cui si fonda la salute sociale e non vi è minaccia più perniciosa all’integrità della nazione di quella rappresentata dal fascino femminile. Non è un caso – sarebbe edotto il marziano – che in farsi una bella donna possa essere descritta con locuzioni come “shahrashob”, una che porta confusione in città, o “fetneh angiz”, colei che porta le calamità. Tatiana Boutourline 10 NOV 2012
La resurrezione della carta Come racconta Ken Auletta sul New Yorker, la carta stampata non è affatto morta e neppure moribonda. La preghiera dell’uomo moderno si è solo spostata – non sappiamo per quanto – in un nuovo santuario. Un Eldorado dove si sente il profumo della carta e le mani si macchiano ancora d’inchiostro, un luogo in cui chi legge è ancora guardato con un misto di ammirazione e soggezione e un mostro a sei teste chiamato Internet non ha ancora falciato profitti e cannibalizzato redazioni. Tatiana Boutourline 15 OTT 2012