Dopo i 30 e prima dell'effetto Amsterdam

Giulia Pompili
Diciamo le cose come stanno. Trovare l'erba a Roma è diventata una missione impossibile. La scomparsa della marijuana non trattata, quella a chilometro zero, da coltivatore a consumatore, è uno dei – pochi – risultati definitivi della dura lotta proibizionista perpetrata negli ultimi vent'anni nelle

Diciamo le cose come stanno. Trovare l’erba a Roma è diventata una missione impossibile. La scomparsa della marijuana non trattata, quella a chilometro zero, da coltivatore a consumatore, è uno dei – pochi – risultati definitivi della dura lotta proibizionista perpetrata negli ultimi vent’anni nelle metropoli (anche data dalla sostanziale sconvenienza per gli ‘ndranghetisti di trattare l’erba, rispetto alla più fruttuosa cocaina – vedi report di Anna Sergi pubblicato sull’ultimo numero della Jane’s Intelligence Review). Oggi la roba a buon mercato che si trova nelle piazze è hashish di dubbia provenienza, trattata con ammoniaca e Dio solo sa quali altre schifezze. Nel mio liceo romano, una quindicina di anni or sono, un illuminato bibliotecario era noto per intrattenere gli studenti che venivano mandati in castigo in mezzo ai libri con seminari su come riconoscere ciò che valeva la pena fumare e ciò che andava buttato nel cesso. Ma la differenza tra una schifezza e un miorilassante (che per la verità negli ospedali, in caso di contrattura per esempio, è sostituito con botulino e Valium come fossero caramelle) è una cosa che si impara con l’età, come la differenza tra una bottiglia di Smirnoff ice e un bicchiere di vodka Beluga.

 

E sono sempre gli anni a spiegare un’altra tragica verità. Le visite d’istruzione, o distruzione, i pellegrinaggi al Bulldog o al Dolphin, tra i più famosi coffea shop di Amsterdam, a vent’anni sembrano viaggi in un paese di invidiabili libertà. Ma quando vi si torna un decennio dopo, l’impressione è totalmente diversa. Il paese delle invidiabili libertà è repellente: il miorilassante si è trasformato in ecstasy (pardon, mdma), la foglia di marijuana un vizietto da stampare sulle magliette, e va a braccetto con la decadenza del sesso mostrificato sottoforma di peni di plastica che saltellano grazie a una ricarica a molla. Quindi ben venga la legalizzazione, ma subito dopo i trent’anni e subito prima dell’effetto Amsterdam.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.