La canna è come l'articolo 18, irrilevante

Riccardo Ruggeri
Prima delle 18,30 di ieri sera, quando l'amico Piero Vietti del Foglio (“granata” di stretta osservanza) mi ha chiesto di scrivere un pezzo sulla marijuana (di qui in avanti la chiamo canna, perché marijuana non la so neppure scrivere, mi scappa sempre una “a” di troppo), lo confesso, non mi ero mai

Prima delle 18,30 di ieri sera, quando l’amico Piero Vietti del Foglio (“granata” di stretta osservanza) mi ha chiesto di scrivere un pezzo sulla marijuana (di qui in avanti la chiamo canna, perché marijuana non la so neppure scrivere, mi scappa sempre una “a” di troppo), lo confesso, non mi ero mai posto il problema. A 80 anni suonati mi accorgo di non avere uno straccio di idea, non essermi mai posto il dilemma “canna sì, canna no”, “legalizzare sì o no?”. Eppure sono stato felice. Curioso.

 

Se hai avuto tanti interessi nella vita, hai fatto tanti mestieri, sei stato soddisfatto per i tuoi successi, ti sei serenamente perdonato i tuoi insuccessi, la prima risposta che mi viene, è: sulla canna sono agnostico. Riflettendoci, non è una risposta, ma una furbata. Lo so che persone come Manconi e come Veronesi sono favorevoli, quindi io dovrei essere assolutamente contrario, al contempo però Giovanardi è contrario, quindi dovrei essere moderatamente favorevole.

 

Dopo una lunga riflessione sono giunto a una conclusione: la canna è come l’articolo 18, irrilevante. Sono stato in aziende per oltre 40 anni e non mi è mai capitato di incrociare uno straccio di “art.18”. Sono vissuto in America e nel Regno Unito e tutti quelli che facevano il mio mestiere (ceo) nessuno fumava erba. Tutti usavano coca, dicevano loro “solo nel fine settimana”. Ironizzavano sul mio metodo per abbattere lo stress: anacardi e Tio Pepe.

 

Questo tema dieci anni fa poteva avere ancora una valenza etico-morale, oggi assolutamente no. Abbiamo portato talmente tanti attacchi al concetto di Famiglia che aggiungere alle monoporzioni dei single un “4 salti in padella” globalizzato anche una monoporzione di canna, mi pare irrilevante. Sono invece contrario alla vendita attraverso Monopoli di Stato, i burocrati chissà cosa si inventano per creare Direzioni Generali, strutture, funzionari, sindacati. Poi fra un paio d’anni sono pure capaci di inventarsi il solito Gutgeld e fare la spending review delle strutture dedicate alla legalizzazione della canna. Io continuerò con Tio Pepe e anacardi. Prosit.

 

Riccardo Ruggeri è editorialista di ItaliaOggi

 

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