Il flash mob "Cannabis no grazie!" organizzato da Nuovo Centrodestra e da Carlo Giovanardi nel gennaio del 2014 (foto LaPresse)

Ma legalizzare la cannabis conviene o no?

Alberto Brambilla
C'è stato un tempo in cui anche ai tecnocrati piacevano le canne (ops!). Perché? Facile. Perché secondo alcuni studi la legalizzazione in qualche modo converrebbe allo stato.

C'è stato un tempo in cui anche ai tecnocrati piacevano le canne (ops!). Perché? Facile. Perché secondo alcuni studi la legalizzazione in qualche modo converrebbe allo stato. E' per questo che nei suoi ultimi mesi di vita, il governo tecnico di Mario Monti cominciò a studiare seriamente i benefici fiscali derivanti dalla legalizzazione delle cosiddette droghe leggere (marijuana e hashish) e a ragionare con numeri alla mano. Ma qualche mese prima, in prima pagina sul Monde, l’economista e docente della Sorbona Pierre Kopp spiegava quali benefici potrebbe avere la Francia dalla legalizzazione – e la conseguente tassazione – della cannabis [continua a leggere].

 

Gli studi di Monti sulla legalizzazione sono stati ampiamente riportati dal manifesto lo scorso anno [leggi qui], ed è utile richiamarla ora all'attenzione dei lettori per via della proposta di legge presentata ieri alla Camera da 218 parlamentari. La legalizzazione delle droghe leggere venne presa in considerazione – seriamente, e per la prima volta – nell'estate del 2012 quando a Palazzo Chigi giravano studi e rapporti sugli oneri e gli onori per le casse dello stato derivanti dalla diffusione delle droghe  (tutte, non soltato quelle leggere). Quanto costano ora senza legalizzazione o, in altri termini, quanto costa il proibizionismo? "La proibizione della cannabis – è il calcolo in un rapporto a disposizione del governo Monti, secondo quanto riportato dal manifesto del 9 febbraio 2014 – implica un costo fiscale di circa 38 miliardi euro, a fronte di 15 miliardi per la cocaina e 6 per l'eroina". Ergo, la completa legalizzazione delle droghe in termini di gettito, a consumi invariati, "porterebbe nelle casse dello stato 30 miliardi di euro l'anno". Cifre che in cinquant'anni potrebbero abbattere il debito pubblico italiano (superiore ai 2.000 miliardi), oppure essere impiegate per altri scopi, dall'edilizia scolastica al contrasto al narcotraffico.

 

[**Video_box_2**]Se si guarda alla legalizzazione di cannabis e hashish, di gran lunga le droghe più diffuse in Europa (sebbene quelle sintetiche di cui in pochi si preoccupano siano in aumento) "applicando la stessa normativa fiscale del mercato dei tabacchi e delle bevande alcoliche, l'erario nazionale incasserebbe 8 miliardi l'anno di tassazione sulle vendite", dice il report montiano. Sono cifre prudenti. Perché se si volessero considerare i benefici complessivi per l'economia derivanti dalla sottrazione di una parte del giro d'affari delle narcomafie (circa 60 miliardi l'anno), la convenienza aumenterebbe.

Di più su questi argomenti:
  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.