Sì, conviene a tutti

Alberto Brambilla
Legalizzare? Conviene che il legislatore trovi il metodo più redditizio per farlo. Legiferare, come in passato, con provvedimenti repressivi è stato costoso e fallimentare, nonostante i massimi sforzi delle forze dell'ordine nell'attività di contrasto. Il governo Monti nel 2012 aveva studiato le ric

Legalizzare? Conviene che il legislatore trovi il metodo più redditizio per farlo. Legiferare, come in passato, con provvedimenti repressivi è stato costoso e fallimentare, nonostante i massimi sforzi delle forze dell’ordine nell’attività di contrasto. Il governo Monti nel 2012 aveva studiato le ricadute della legalizzazione contemplando la vendita di cannabis e derivati ad adulti consapevoli con lo stesso regime normativo e fiscale applicato a tabacchi e alcolici: 8 miliardi di gettito annuo se l’imposizione è pari a tre quarti del prezzo all’acquisto. E’ conveniente l’emersione di una nicchia nei settori agricolo e dei servizi basata sui cannabinoidi, sostanza illecita più consumata in Europa e in Italia, su cui lo stato deve poter esercitare legittima pretesa di riscossione e di controllo. I proventi potrebbero essere impiegati ad esempio per edilizia scolastica o per gestire tossicodipendenze gravi e aiutare chi consuma a smettere; il cattolico Portogallo investe così i risparmi derivati dalla decriminalizzazione. O per potenziare le attività di contrasto su droghe antiche e sintetiche, eroina e cocaina, e su una gamma potenzialmente infinita di droghe contemporanee, rapide da sintetizzare. La diffusione di droghe chimiche, metamfetamine e stimolanti (mdma, ecstasy), sta raggiungendo livelli preoccupanti per le Nazioni unite. Il consumo giovanile cresce nei paesi nordeuropei. I laboratori clandestini dove si producono queste sostanze potenzialmente letali sono complicati da individuare e neutralizzare: la Yakuza, consorteria mafiosa giapponese, ha trafficato da Istanbul amfetamine prodotte in Iran e destinate al Giappone. Torniamo all’Italia.

 

Alcuni migranti e certe enclave rom, in somma parte dei pària nella gerarchia castale gitana, sono coinvolti nello spaccio. Negare loro la possibilità di guadagnare illegalmente può costituire sia un disincentivo a dipendere da un’attività criminale stabile in Italia, sia un incentivo a impiegare energie e conoscenze in attività legali e produttive (ammesso che il commercio di massa venga tolto alla criminalità). L’Italia è un narcostato dove si consuma e si traffica; porta d’ingresso in Europa dall’Africa. Ciò rende difficile istituire punti vendita autorizzati e quindi generare un indotto generoso. In alcune città la malavita governa il commercio di narcotici: iniziative legali rischiano di essere viste come una minaccia e i negozi avrebbero vita difficile o richiederebbero sicurezza militare pubblica o privata. Sarà necessario sottrarre quote di mercato e risorse umane alla criminalità organizzata facendole fruttare e insieme incanalare un movimento collettivo, diffuso in occidente, che sta raggiungendo una significativa massa critica in Europa. “Legalize it” (cit.).

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.