Il giudice canadese William Schabas

Il professor Schabas

L'inquisitore di Israele prendeva soldi dall'Olp. Si dimette dall'Onu

Giulio Meotti

Voleva trascinare Netanyahu all’Aia. Quando sponsorizzò il Centro per i diritti umani a Teheran.

Roma. Le commissioni d’inchiesta dell’Onu sulle guerre di Israele non hanno molta fortuna. La prima, sull’operazione “Piombo fuso”, capitanata dal magistrato sudafricano Richard Goldstone, si concluse con la clamorosa abiura da parte del suo stesso autore (“se avessi saputo allora quello che so oggi, il rapporto Goldstone sarebbe stato molto diverso”). La seconda commissione, sulla guerra a Gaza della scorsa estate, ieri ha assistito alle dimissioni del suo capo, il professore canadese William Schabas, a causa di un clamoroso conflitto di interessi.

 

Gli israeliani, che lo scorso dicembre avevano comunicato che non avrebbero mai collaborato con la commissione fino a quando non sarebbe stata composta da persone veramente imparziali e al di sopra delle parti, nei giorni scorsi avevano depositato al Consiglio del diritti umani di Ginevra una denuncia formale per la cacciata del professor Schabas, citando, tra le altre cose, una sua consulenza del 2012 che Schabas, docente di Diritto internazionale presso la Middlesex University di Londra, aveva svolto per l’Organizzazione per la liberazione della Palestina. Consulenza pagata 1.300 dollari. 

 

Appena nominato, lo scorso agosto, Schabas disse: “La mia ambizione è portare Netanyahu davanti alla Corte penale internazionale” per i crimini commessi da Gerusalemme durante Piombo fuso. Dettaglio: all’epoca dell’operazione Piombo fuso, Netanyahu non era al governo e il primo ministro era Ehud Olmert. La procura della Corte internazionale dell’Aia ha appena annunciato di avere avviato una “inchiesta preliminare” su Israele, che il procuratore capo, Fatou Bensouda, ha promesso sarà “indipendente e imparziale”.

 

In un articolo per una rivista di legge scritto nel dicembre 2010, il professor Schabas aveva dichiarato che Netanyahu va considerato “il singolo individuo che con più probabilità minaccia la sopravvivenza di Israele”. Schabas aveva anche detto in un’intervista: “Perché stiamo cercando il presidente del Sudan per il Darfur e non il presidente di Israele per Gaza?”. Nel 2011, Schabas ha sponsorizzato un Centro per i diritti umani e la diversità culturale in Iran. Il centro, che accusa Israele di politiche di apartheid, ha forti legami con il regime iraniano, che al momento era guidato da Mahmoud Ahmadinejad. In uno di quei viaggi Schabas dichiarò che “l’Iran ha il diritto di acquisire armi atomiche a scopi difensivi”. L’ambasciatore di Israele alle Nazioni Unite, Ron Prosor, ha detto che far presiedere a Schabas una Commissione di inchiesta “è come invitare l’Is a organizzare all’Onu una settimana sulla tolleranza religiosa”, mentre il ministro degli Esteri del Canada John Baird (connazionale di Schabas) ha dichiarato che “il Consiglio Onu dei diritti umani continua a essere una vergogna in fatto di promozione dei diritti umani”.

 

[**Video_box_2**]Ieri, dopo le dimissioni di Schabas, Netanyahu ha chiesto al Consiglio dei diritti umani di accantonare il rapporto sulla guerra di Gaza. Nel 2014 quel Consiglio dell’Onu ha approvato 57 risoluzioni contro Israele, 14 contro la Siria, sette contro la Corea del nord e quattro contro l’Iran.

 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.